Quando lo scorso 12 agosto Steve Ballmer è diventato ufficialmente il proprietario dei Los Angeles Clippers, i tifosi si aspettavano un netto cambio di direzione rispetto alla precedente gestione di Donald Sterling, il magnate immobiliare in carica da 33 stagioni e radiato dalla lega ad aprile a causa di alcuni commenti razzisti. La prima mossa dell’ex amministratore delegato di Microsoft, però, non è stata di carattere sportivo: Ballmer ha deciso di vietare tutti i prodotti Apple a giocatori e dipendenti del team Nba. «La maggior parte dei Clippers è su Windows ma qualcuno, fra giocatori e allenatori, ancora non lo è», ha dichiarato nei giorni scorsi Ballmer, intervistato a bordo campo da Reuters durante gli allenamenti estivi della squadra. «L’allenatore sa che è parte del progetto, lui stesso mi ha detto che dovremo liberarci di tutti questi iPad». 

Andato in pensione a febbraio dopo 34 anni nell’azienda di Redmond, di cui 14 come amministratore delegato, Ballmer ha speso 2 miliardi per assicurarsi la proprietà della seconda squadra di Los Angeles, cresciuta negli ultimi campionati fino a diventare una delle migliori della lega. Assieme alle stelle Chris Paul e Blake Griffin, il trentaduesimo uomo più ricco d’America – la sua fortuna è stimata in 20,7 miliardi di dollari – si è assicurato una base di tifosi pronti a sostenere devotamente squadra e dirigenza nei prossimi anni e sposarne la filosofia. Anche per questo motivo ha deciso di proibire i prodotti di Apple ai dipendenti, nel tentativo di convincere i fan a passare a Microsoft.

Per Ballmer, che con il 4 per cento è ancora il maggior azionista individuale del colosso informatico, si tratta d’altronde di una battaglia personale. Sotto la sua guida, fra il 2000 e il 2014, l’azienda è uscita sconfitta dalla guerra degli smartphone e dei tablet: mentre le rivali Apple e Google conquistavano il mercato e realizzavano la rivoluzione digitale, Microsoft non riusciva a stare al passo e Ballmer – un focoso ex venditore capace di show straordinari alle presentazioni dei prodotti – arrivò persino a vietare iPhone e iPad ai propri familiari. Nato a Detroit nel 1956, figlio di un alto dirigente di Ford, Ballmer resta un aziendalista verace anche oggi che si è dimesso dal consiglio di amministrazione: d’altronde è amico dai tempi dell’università del fondatore Bill Gates, con cui condivideva il dormitorio ad Harvard, ed è stato il trentesimo dipendente del colosso di Redmond.

Quello da basket non è però l’unico campo in cui Microsoft sta sfidando i propri rivali. A partire da quest’anno, l’azienda ha firmato infatti un contratto da 400 milioni di dollari con la Nfl, la lega di football, per essere sponsor ufficiale e mettere nelle mani degli allenatori solamente i tablet Surface. Non aveva però fatto i conti con i commentatori televisivi, che hanno continuato a chiamare “iPad” i tablet inquadrati a bordocampo. «Nonostante la maggior parte dei nostri amici in sala stampa identifichi correttamente i Surface in panchina», ha commentato un portavoce di Microsoft, «stiamo lavorando con la lega per istruire un piccolo gruppo di commentatori».

Corriere della Sera, 30 settembre 2014

Lascia un commento