Quella degli endorsement dei giornali ai candidati alla presidenza degli Stati Uniti è una pratica antica e scontata, ma quest’anno — in numerosi casi — l’ideologia politica è stata soppiantata dal buon senso a cui diversi quotidiani e magazine conservatori, o quanto meno allergici ad appoggiare candidati, si sono appellati nel dare il proprio sostegno ufficiale alla democratica Hillary Clinton. L’ultimo è stato l’Atlantic, che in 159 anni di vita aveva riservato il proprio endorsement solamente a due candidati: il primo, nel 1860, fu Abraham Lincoln, il repubblicano che per l’allora direttore della rivista avrebbe potuto, abolendo la schiavitù, «risolvere la crisi esistenziale del Paese». Il secondo, 104 anni più tardi, fu Lyndon B. Johnson. In quel caso, però, il sostegno del magazine di Washington arrivò per scongiurare un voto per l’altro candidato, il repubblicano Barry Goldwater: Mister Conservative, l’eroe della destra radicale, rappresentava un pericolo per la nazione e subì una delle peggiori sconfitte della moderna storia presidenziale.

Nel suo editoriale, l’Atlantic confessa di trovarsi in una situazione molto simile a quella del 1964. Clinton è sì «una delle persone più preparate ad aver mai cercato di entrare alla Casa Bianca», ma — come già spiegato nei giorni scorsi da Usa Today, che si è espresso nel primo endorsement della propria storia — quella della rivista è una presa di posizione «contro Trump», come chiarisce il titolo stesso: «un demagogo, uno xenofobo, un sessista, un ignorante, un bugiardo, un ammiratore di regimi autoritari, un uomo che ignora la Costituzione, che non sembra leggere alcunché». In altre parole, «il candidato più ostentatamente inadatto in 227 anni di storia della presidenza americana». È un endorsement preoccupato, quello dell’Atlantic, che non critica le legittime paure sul proprio futuro manifestate dai sostenitori di Trump e che, chiarisce il magazine, non sarebbe stato espresso se un qualunque altro candidato avesse battuto il tycoon newyorkese alle primarie repubblicane. In ballo, questa volta, c’è però la democrazia americana, che gli elettori dovrebbero difendere «eleggendo l’avversaria di Trump».

L’Atlantic e Usa Today non sono stati i soli a esprimere a sorpresa il proprio sostegno per Hillary Clinton. Scorrendo la lista dei cento più importanti quotidiani americani, infatti, emerge che nessuno ha dato il proprio endorsement a Donald Trump. Il Tulsa World, conservatore, ha consigliato invece di astenersi e ben tre giornali — il Chicago Tribune, il Detroit News e il Richmond Times-Dispatch — hanno preferito appoggiare l’ex governatore del New Mexico Gary Johnson, il candidato libertario che potrebbe finire per togliere voti a entrambi gli esponenti dei due principali partiti. Gli altri 17 che si sono espressi finora, a cinque settimane dalle elezioni, hanno scelto Hillary Clinton: fra questi ci sono anche quotidiani storicamente conservatori come il Dallas Morning News, l’Arizona Republic, il San Diego Union-Tribune e il Cincinnati Enquirer.

Proprio questi ultimi si sono appellati al senso di responsabilità nei confronti del Paese: una decisione sofferta, che per alcuni lettori è stata comunque troppo ardita. Ognuno dei giornali, infatti, ha perso abbonati, ha ricevuto telefonate rabbiose dei lettori e persino minacce di morte. «Sentiamo il peso della nostra storia», ha notato Phil Boas, il responsabile della pagina delle opinioni dell’Arizona Republic, che la settimana scorsa ha per la prima volta dato l’endorsement a un democratico in 126 anni di storia. Anche per gli altri è stato un cambio di campo storico: il Dallas Morning News non sosteneva un democratico da prima della Seconda Guerra Mondiale e il Cincinnati Enquirer era andato con i repubblicani per quasi 100 anni.

Le prese di posizione di quotidiani e riviste raramente — se non mai — finiscono per influenzare le elezioni ma quest’anno, specifica il New York Times, potrebbero addirittura avere un effetto inverso: gli endorsement sono tutti contro il candidato repubblicano, ma non corrispondono all’umore del Paese. «La spaccatura fra gli editoriali e una parte significativa dell’elettorato conservatore esiste da decenni», spiega il quotidiano newyorkese, «ma questa campagna elettorale ha portato lo scisma a un nuovo livello». I sostenitori convinti di Trump, conclude il Times, troveranno in questi endorsement una ragione in più per votare il candidato repubblicano. Resta invece complicato capire l’impatto sugli indecisi, anche se l’editoriale del Dallas Morning News abbia fatto aumentare del 50 per cento le ricerche di Hillary Clinton nella contea di Dallas. L’unico ad avere le idee chiare sembra essere, come sempre, Donald Trump. «Le persone fanno bene a cancellare gli abbonamenti ai giornali di Dallas e dell’Arizona», ha twittato la settimana scorsa. «E ora anche Usa Today perderà lettori».

Corriere della Sera, 6 ottobre 2016

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