Nell’estate in cui cadono le statue di condottieri confederati, conquistatori e simboli d’odio, le celebrazioni per il 400esimo anniversario dello sbarco della Mayflower a Plymouth, in Massachusetts, saranno più inclusive. Il coronavirus ha obbligato a posticipare gran parte degli eventi, ma già da tempo gli organizzatori avevano deciso di «cambiare la narrativa di un passato comune a quattro nazioni», come ha raccontato a marzo al New York Times Michele Pecoraro, direttrice esecutiva di Plymouth 400, la no-profit americana che da dieci anni programma le celebrazioni.
«Il coinvolgimento della nazione Wampanoag e dei Paesi Bassi per la prima volta offre una nuova prospettiva che serve a bilanciare la storia». Al mito fondante dell’America si aggiungono dunque la prospettiva olandese e quella della nazione Wampanoag, la confederazione di tribù native americane che accolse i 102 padri pellegrini e festeggiò con loro il primo giorno del Ringraziamento, prima di essere sterminata nella guerra di re Filippo. «Avremmo l’opportunità di far uscire la nostra storia dai margini: il punto più importante, semplicemente, è che siamo ancora qua», sostiene Paula Peters, il cui nome Wampoang è Wamsutta e che ha organizzato esposizioni da entrambi i lati dell’Atlantico.
La quarta tappa delle celebrazioni sarà a Leiden, nei Paesi Bassi, dove alcuni dei padri pellegrini vissero un decennio prima di partire verso Southampton e intraprendere il viaggio verso il Nuovo Mondo a bordo della Mayflower, che arrivò a Plymouth il 9 novembre 1620. «A Leiden c’erano rifugiati religiosi arrivati da ogni parte d’Europa», ha spiegato Michaël Roumen, direttore esecutivo di Leiden 400. «Era un vortice di dinamismo economico, accademico e culturale che contribuì a creare la cultura politica del New England».
Corriere della Sera, 19 giugno 2020 (Newsletter AmericaCina)