Crescono i contagi negli Stati Uniti, che per il quinto giorno di fila registrano oltre 25 mila nuovi casi: quelli confermati sono circa 2,3 milioni, con 120 mila morti, e la curva è in salita in 23 Stati. Finora, con il Paese in lockdown, i focolai si erano sviluppati per lo più nelle case di riposo, nelle prigioni e nei mattatoi, dove il distanziamento era più complicato. Con il ritorno alla vita sociale, però, il coronavirus sta ora trovando nuovi luoghi di diffusione, trascinando l’America verso una nuova fase di incertezza che renderà il virus difficile da governare.
Viaggiando con il barboncino Charley, nel 1960, John Steinbeck ascoltava la provincia americana tendendo l’orecchio nei bar e nelle chiese. Sono passati sessant’anni e il virus segue le stesse rotte sociali dello scrittore: nuovi focolai sono stati localizzati in una chiesa pentecostale dell’Oregon, in un bar per studenti di Baton Rouge, in Louisiana, ma anche in uno strip club del Wisconsin e in un campo estivo cristiano di Colorado Springs. Anche a Las Vegas – dopo la riapertura di casinò, hotel e ristoranti nelle scorse settimane – si sono registrati alcuni piccoli focolai: gli impiegati sono spaventati e hanno organizzato una conferenza stampa per chiedere a ospiti e turisti di indossare la mascherina.
Questi nuovi focolai, scrive il New York Times, variano per dimensione e localizzazione geografica, riflettendo l’imprevedibilità del virus: sono esplosi nelle metropoli e nelle cittadine di provincia, possono contare pochi contagi oppure centinaia. Era quello che temevano gli esperti quando mettevano in guardia contro la ripartenza. In questi giorni Arizona e Texas hanno raggiunto il picco dei ricoveri, mentre in Missouri durante il weekend è stato toccato il record giornaliero di nuovi casi. Migliorano il Nordest e il Midwest, ma nuovi contagi sono spuntati in Ohio e Pennsylvania. «Tutto è dovuto soltanto ai contatti», ha spiegato al quotidiano newyorkese Rebecca Christofferson, esperta di malattie infettive della Louisiana State University. «Comportamenti umani, contatti e virus: li metti in una pentola e boom, tutti insieme rendono il problema complesso».
Corriere della Sera, 23 giugno 2020 (Newsletter AmericaCina)