Solo una volta Bruce Springsteen aveva accettato di pubblicizzare un prodotto. Era il 1974, il cantautore del New Jersey aveva 25 anni e due dischi all’attivo, ma non era ancora uscito l’album che lo avrebbe reso famoso in tutto il mondo, Born to Run, che fu pubblicato l’anno successivo: ospite di una radio di Philadelphia, la Wmmr, il futuro Boss lesse un messaggio promozionale di un’azienda vinicola. Da allora non aveva più concesso il suo nome ad alcun prodotto, ha raccontato a Variety Louis Masur, professore della Rutgers University che insegna un corso intitolato «La visione americana di Springsteen». Questo silenzio commerciale è finito nella notte del Super Bowl, quando Springsteen è apparso al volante della sua Jeep Cj-5 del 1980 durante il quarto periodo della finale fra i Tampa Bay Buccaneers e i Kansas City Chiefs. Erano dieci anni che il capo marketing di quella che è appena diventata Stellantis, Olivier Francois, lo corteggiava, e che il manager Jon Landau rispondeva: «Bruce non è in vendita, e neanche in affitto. Non ha bisogno di niente di quello che potete offrirgli».
L’America però nel frattempo è stata spaccata da una selvaggia polarizzazione politica, che alla fine ha spinto Springsteen ad accettare la platea offerta da Jeep, per diffondere un messaggio di unità. Il Boss ha dato l’ok soltanto all’inizio del 2021, con le riprese che sono state effettuate domenica scorsa: Jeep aveva acquistato due slot da un minuto ma, consapevole del colpo di fortuna epocale, ha immediatamente chiesto — e ottenuto — a Cbs di poterli accorpare. E così, nei due minuti di video, Springsteen appare alla guida lungo una strada innevata, in viaggio verso la U.S. Center Chapel di Lebanon, Kansas, «una chiesa situata nel centro esatto degli Stati Uniti, che non chiude mai: tutti sono i benvenuti se vogliono incontrarsi qua nel mezzo, e non è un segreto che il centro è diventato difficile da raggiungere ultimamente», dice nello spot. «Dobbiamo ricordarci che il suolo su cui ci troviamo è un terreno comune, e che possiamo raggiungere la cima della montagna, attraversare il deserto e oltrepassare queste divisioni: la nostra luce ha sempre trovato la sua strada nell’oscurità».
Quella del Boss era una preghiera folk, che invocava gli «Stati (Ri)Uniti d’America», ma che ha incontrato anche qualche critica. «Sembra la parodia di se stesso», ha scritto il critico musicale Chris Richards sul Washington Post. «Magari le intenzioni erano buone, ma non si può avere una riconciliazione senza aver elaborato il problema: è facile cercare il centro quando non vivrai abbastanza per toccare il fondo». Icona progressista, Springsteen si sarebbe insomma prestato a un messaggio troppo moderato e centrista. Se nel Paese della sua giovinezza era un cantore dei tormenti della classe operaia, però, forse a 71 anni il Boss ha scelto di diventare pompiere in un’America in fiamme.
Corriere della Sera, 9 febbraio 2021 (pagina 25)