In Texas oltre 3 milioni di persone sono rimaste senza elettricità, acqua e riscaldamento, colte di sorpresa dal peggior inverno delle loro vite: in alcune parti dello Stato non faceva così freddo dalla fine dell’Ottocento. Fra loro c’è anche Ted Cruz, uno dei due senatori che rappresenta lo Stato a Washington ma che, invece lavorare a un piano di emergenza per alleviare gli effetti della crisi sulla popolazione, si è imbarcato mercoledì su un aereo con destinazione Cancún, per un lungo e caldo weekend messicano. Il viaggio, in realtà, è durato meno 24 ore: non appena è salito a bordo, infatti, il senatore repubblicano ha capito immediatamente il colossale errore politico che aveva commesso. È stato fotografato, sbeffeggiato sui social network e poi travolto da critiche bipartisan.

E così Cruz è tornato a casa in tutta fretta giovedì, scusandosi ma sostenendo di essere volato a Cancún soltanto per un giorno e perché voleva «comportarsi da bravo papà»: intendeva accompagnare la figlia e i suoi amici, ha spiegato. Una giustificazione quantomeno traballante, per giunta arrivata oltre 12 ore dopo le prime richieste di chiarimento da parte dei media americani. Nell’attesa di una risposta, ovviamente, erano emersi altri dettagli succulenti: i messaggi della moglie Heidi, che invitava le amiche in Messico fino a domenica, o il povero barboncino di famiglia abbandonato nella casa gelida, come ha scoperto il New York Magazine bussando alla porta della villetta di Houston.

Dettagli, certo, ma non banali: queste storie in America contribuiscono ad affossare le carriere. Ne sanno qualcosa Mark Sanford e Mitt Romney. Il primo, nel 2009, quando era governatore della South Carolina, scomparve per 6 giorni in Argentina dicendo al suo staff che sarebbe andare a «fare un’escursione sul sentiero degli Appalachi»: la stampa lo cercava, lo staff non sapeva cosa rispondere e alla fine venne fuori che era con l’amante in Argentina. Non si dimise, ma di quella bugia è rimasto il marchio sulla sua vita politica e anche sulla lingua inglese: oggi, nel gergo popolare, «Hiking the Appalachian Trail» significa svignarsela con l’amante.

Romney, invece, è stato perseguitato per anni dal fantasma del cane Seamus, il setter irlandese che nell’estate del 1983 — durante un viaggio da Boston al cottage di famiglia sul lago Huron, in Ontario — aveva sistemato per mancanza di spazio in una gabbia legata sul tetto dell’auto: lo rivelò il figlio Tagg durante le presidenziali del 2008, per ridere delle manie organizzative del padre, raccontando che il cane, per la paura, ebbe un attacco intestinale. Un’immagine di cui papà Mitt non si è più liberato, al punto che, durante le elezioni successive, l’editorialista del New York Times Gail Collins scrisse in ogni articolo: «Mitt Romney, il candidato repubblicano alla presidenza che una volta legò il cane sul tetto dell’auto».

Tutto questo lo sa bene il senatore Cruz, che una volta tornato a Houston ha cambiato versione: il viaggio, ha spiegato ai reporter che lo attendevano in aeroporto, è stato «ovviamente un errore», di cui si è reso conto già al momento dell’imbarco. «Il piano iniziale era di restare tutto il weekend con la mia famiglia» per dare un po’ di sollievo alle bambine di 12 e 10 anni, ha spiegato. «Da un lato noi genitori abbiamo la responsabilità di prenderci cura dei nostri figli, ma io ho anche quella di lottare per lo Stato del Texas, e la prendo seriamente», ha precisato. «Capisco che le persone siano furiose, ma viviamo in tempi bizzarri: Twitter è impazzito, i media sono impazziti, ma onestamente credo ci sia troppo veleno, da entrambe le parti».

Che si tratti di veleno o critiche giustificate, il viaggio potrebbe costargli le ambizioni presidenziali — ci ha già provato nel 2016, con scarso successo — ma anche il seggio in Senato: già nel 2018 è stato confermato di un soffio nello scontro con Beto O’Rourke che appassionò i democratici speranzosi di strappare una roccaforte conservatrice, e ora avrà 4 anni per far dimenticare questa storia, prima della scadenza del suo mandato nel 2024. Con il Texas, però, non si scherza: è lo slogan con cui lo Stato negli anni Ottanta cercò di ridurre la quantità di rifiuti — con successo: calarono del 72% in tre anni — lungo le strade locali, ma è diventato merchandising per i turisti e, in fondo, racconta uno stato mentale.

E i texani, infatti, ora sono furiosi: quando è arrivato a casa, a Houston, il senatore si è ritrovato davanti una piccola folla che lo chiamava traditore, e ne chiedeva le dimissioni. Se per i repubblicani si è trattato di un «evidente errore di giudizio», come ha chiarito lo stratega conservatore Ray Sullivan al New York Times, i democratici non si sono lasciati sfuggire l’occasione di una presa in giro straordinaria: il «lying Ted» con cui lo aveva bollato Donald Trump durante le primarie repubblicane del 2020 — Ted il bugiardo — è diventato in un attimo «flying Ted», il Ted che vola via e che ricorda quella vecchia immagine di George W. Bush che osservava dall’alto le rovine di New Orleans distrutta dall’uragano Katrina.

Mentre Cruz se ne andava a Cancún con la famiglia, però, Houston ha abbracciato un nuovo «eroe», un venditore di materassi che è riuscito ad aiutare i suoi concittadini molto più di quanto abbia fatto il loro senatore. Jim «Mattress Mack» McIngvale, un settantenne arzillo con il senso dello spettacolo, ha trasformato i suoi tre negozi in rifugio, aprendo le porte a coloro che erano rimasti senza elettricità e riscaldamento. Non è la prima volta che McIngavale si adopera per le emergenze: aveva cominciato proprio ai tempi di Katrina, nel 2005, e si era ripetuto con l’uragano Harvey del 2017 e la tempesta tropicale Imelda nel 2019.

Stavolta i suoi negozi Gallery Furniture hanno accolto circa 350 persone a notte, che hanno così potuto dormire al caldo su divani e materassi nuovi, ospitandone anche 800 durante il giorno, magari per bere un caffè caldo, mangiare un panino o assistere a una partita di basket dai grandi televisori del negozio: «Mattress Mack» ha anche pagato alcuni venditori ambulanti perché servissero tacos, enchilada, hamburger, hot dog e burrito ai suoi ospiti. «La logistica è stata un po’ complicata, ma siamo riusciti a farla funzionare», ha raccontato al Washington Post McIngvale, che ha dotato i bagni di wc portatili. «L’importante era togliere le persone dal freddo».

Corriere della Sera, 19 febbraio 2021

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