«È stato un incontro costruttivo, non c’è stata nessuna ostilità: la pensiamo diversamente su molte questioni, ma entrambe le parti hanno mostrato il desiderio di comprendersi». Vladimir Putin è stato il primo a prendere la parola dopo la conclusione del vertice di Ginevra con il presidente americano Joe Biden, un leader che ha definito «costruttivo, ragionevole, equilibrato, diverso da Trump: un politico stagionato, con grandi qualità e valori morali. Abbiamo utilizzato lo stesso linguaggio, ma non dobbiamo giurarci amore eterno: noi difendiamo gli interessi nazionali».

L’incontro, il primo fra i due presidenti dopo l’elezione di Biden, è stato più breve del previsto: è durato poco più di due ore e mezza, invece delle quattro o cinque ore attese. I due leader si sono stretti la mano, tesa per primo dal presidente americano che ha regalato al collega un paio di occhiali da sole da aviatore personalizzati. All’uscita, Biden non ha rilasciato dichiarazioni e ha soltanto mostrato il pollice alzato ai giornalisti presenti, ritornando verso l’hotel per seguire le dichiarazioni del presidente russo e valutare eventuali rettifiche.

Putin è invece intervenuto in conferenza stampa parlando per oltre un’ora — stavolta ben più lunga delle attese — e annunciando che, per abbassare la tensione fra i due Paesi, è stato raggiunto l’accordo per il ritorno degli ambasciatori a Mosca e Washington: il rappresentante russo Anatoly Antonov era stato richiamato dalla capitale americana tre mesi fa, dopo che Biden aveva definito Putin «un killer». Il mese successivo l’americano John Sullivan era stato invitato a tornare negli Stati Uniti per consultazioni. «Il presidente Biden ha fornito una spiegazione che io ho trovato soddisfacente», ha dichiarato Putin ai giornalisti che gli chiedevano se fosse stato toccata la questione di quell’appellativo che aveva innescato lo scontro diplomatico. «Non si hanno conversazioni così lunghe con tutti i leader».

Putin ha spiegato di capire la posizione americana sulle «linee rosse» che la Russia non dovrà più superare «e viceversa», affermando però «di non avere illusioni riguardo gli Stati Uniti» e annunciando che i due Paesi si sono accordati per cominciare le consultazioni per rimpiazzare il trattato sugli armamenti nucleari: la decisione da parte di Washington di uscire dai trattati, ha sostenuto tuttavia Putin, ne mostra «l’imprevidilità».

Proprio sulla stabilità nucleare i due presidenti hanno adottato una dichiarazione congiunta. «Riaffermiamo la nostra adesione al principio che non possono esserci vincitori in una guerra nucleare», hanno scritto in una nota resa pubblica poco dopo la fine dell’incontro. «La Russia e gli Stati Uniti lanceranno presto un dialogo bilaterale approfondito sulla stabilità strategica. Attraverso il dialogo, vogliamo mettere le fondamenta per un futuro controllo degli armamenti, per misure che riducano i rischi».

Il presidente russo si è difeso su tutti i temi che dividono Mosca da Washington: l’oppositore Aleksej Navalny, mai chiamato per nome, «che era consapevole di violare la legge e di essere arrestato al suo rientro in Russia»; l’Ucraina, «del cui ingresso nella Nato non c’è bisogno di parlare e che deve rispettare gli accordi di Minsk»; la cybersicurezza, continuando a negare la responsabilità del suo governo nei recenti attacchi hacker che hanno colpito gli Stati Uniti. «La maggior parte dei cyberattacchi compiuti nel mondo», ha precisato, «sono realizzati dagli Stati Uniti».

Putin ha anche respinto le accuse di violazioni dei diritti umani rivolte alla Russia, e ha ribattuto citando il campo di prigionia di Guantanamo, che è «ancora aperto», o «le prigioni segrete della Cia in tutto il mondo, dove le persone vengono torturate. È questo il modo in cui si proteggono i diritti umani?», ha chiesto, criticando poi gli Stati Uniti per la diffusa violenza dovuta alle armi da fuoco. «Tutto quello che accade nei nostri Paesi, in un modo o nell’altro è responsabilità dei leader. Guardate le strade americane: ci sono uccisioni ogni giorno», ha detto il presidente russo. «Non fai in tempo ad aprire la bocca che ti sparano».

I due leader hanno discusso anche di un possibile scambio di prigionieri, dando mandato al ministero degli Esteri russo e al dipartimento di Stato americano di provare a raggiungere «una sorta» di accordo. «Abbiamo parlato del tema dei cittadini americani detenuti in Russia e su questo punto potremo trovare un compromesso», ha affermato Putin, per il quale non ci sono motivi di preoccuparsi per la presenza dei militari russi nell’Artico. «Non ho dubbi che troveremo le giuste soluzioni, non ci sono problemi che non possono essere risolti».

Putin ha infine citato Lev Tolstoj per rispondere a un giornalista che gli chiedeva se si fida di Biden. «Una volta ha detto ch non c’è felicità nella vita. Ce ne sono solo barlumi», ha detto. «Penso che in questa situazione non ci possa essere una fiducia come quella che si ha in famiglia. Credo però che ne abbiamo visto qualche barlume». L’ultima domanda è stata posta da una giornalista canadese a nome della figlia di 9 anni. «Perché i giovani non sono autorizzati a protestare in Russia?», ha chiesto al presidente russo. Putin, che più volte aveva rinviato «l’ultima domanda», a quel punto non ha risposto e ha lasciato la stanza.

Mezz’ora dopo Biden ha illustrato la propria versione dell’incontro, parlando all’aperto, nel parco vista lago di Villa La Grange. «I rapporti fra Stati Uniti e Russia devono essere stabili e prevedibili», ha affermato il presidente americano, per il quale è stato importante incontrare Putin di persona. «La mia agenda non è contro la Russia, ma per il popolo americano: i diritti umani saranno sempre sul tavolo, perché sono parte del dna del nostro Paese». Il tono dell’incontro è stato positivo, «i disaccordi ci sono, ma è normale: non c’è stata un’atmosfera aspra», ha detto Biden.

«Servono regole di base comuni», ha proseguito il presidente americano. «Ho dato a Putin una lista di 16 infrastrutture critiche che devono essere off limits da ogni forma di attacco», ha spiegato Biden, chiarendo che «il presidente Putin sa che agirò sugli attacchi informatici. Ho detto con chiarezza che gli Stati Uniti risponderanno alle azioni che metteranno in pericolo i nostri interessi vitali o quelli dei nostri alleati. Non tollereremo ingerenze nella democrazia americana».

Il presidente americano ha anche specificato di aver «chiarito a Putin che, se Navalny dovesse morire in carcere, le conseguenze saranno devastanti per la Russia». Biden ha spiegato di aver parlato dei due cittadini americani «imprigionati ingiustamente in Russia», di aver sostenuto in modo convinto la sovranità dell’Ucraina; e di aver espresso preoccupazione per la situazione in Bielorussia. Le azioni compiute da Putin «riducono la reputazione del suo Paese sul palcoscenico globale: cosa succederebbe se noi facessimo quello che fa lui?», ha domandato.

«Non è il momento di abbracciarsi», ha chiarito Biden, ma «neanche per una nuova Guerra Fredda». Un’altra Guerra Fredda, ha precisato, «credo che non sarebbe nell’interesse di nessuno».

Corriere della Sera, 16 giugno 2021

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