Il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan ha ridato slancio alle ambizioni di Russia e Cina. I governi di Mosca e Pechino hanno aperto al dialogo con il neonato Emirato islamico. Pechino si è detta pronta a svilup-pare «relazioni amichevoli» con l’Afghanistan di cui «rispetta la sovranità», ma — ha chiarito la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying — i talebani hanno promesso che nel Paese non saranno organizzati «atti dannosi per la Cina»: il partito teme che il Paese possa diventare un rifugio per la minoranza musulmana degli uiguri perseguitata da Pechino. Venti giorni fa, del resto, il ministro degli Esteri Wang Yi aveva ricevuto a Tianjin una delegazione talebana, preparandosi alla nuova fase successiva al ritiro americano. Mosca ha aperto in modo pragmatico al regime, definendo i talebani «molto più efficaci del governo fantoccio di Kabul nel raggiungere accordi», come ha affermato l’inviato di Putin Zamir Kabulov. Nonostante abbia definito i talebani gruppo terroristico, la Russia è disponibile al dialogo se il nuovo governo sarà in grado di assicurare la sicurezza dei diplomatici e di prevenire attacchi jihadisti contro i Paesi dell’Asia centrale. Mosca, ha detto l’ambasciatore a Kabul Dmitry Zhirnov, «deciderà se riconoscere il nuovo regime a seconda di quanto responsabilmente governerà». Ieri, dopo aver parlato con il segretario di Stato americano Antony Blinken, i ministri degli esteri russo e cinese hanno discusso di «coordinamento politico».
Corriere della Sera, 17 agosto 2021 (pagina 8)