Il rifiuto del vaccino è una delle ragioni principali per cui le infezioni Covid-19 continuano ad aumentare negli Stati Uniti. Da mesi sono disponibili vaccini sicuri ed efficaci ma a metà settembre solo il 64% degli americani idonei (sopra i 12 anni di età) risultava completamente vaccinato (il 55% della popolazione totale). In molte zone la maggioranza degli adulti non ha approfittato dell’opportunità di vaccinarsi e sono le stesse aree in cui crescono le infezioni e i ricoveri tra i bambini che, non potendo vaccinarsi, non godono neppure della protezione indiretta degli adulti immuni. I sondaggi effettuati sull’intenzione a vaccinarsi hanno confermato del resto che l’emergenza sanitaria è sempre stata trattata, sin dall’inizio, come un fatto politico: i sei Stati che fra marzo e aprile del 2020 non hanno indetto un lockdown, ad esempio, erano tutti governati dai repubblicani. Addirittura, i partecipanti al meeting estivo del Cpac, la conferenza dei conservatori, hanno esultato quando gli Stati Uniti non hanno raggiunto gli obiettivi di vaccinazione che Biden avrebbe voluto ottenere entro il 4 luglio (il 70% di americani con almeno una prima dose). Come mostra il grafico elaborato da Elena Stanghellini, professoressa ordinaria di statistica all’Università di Perugia, gli Stati governati dai democratici mostrano tassi di vaccinazione più elevati e una incidenza di decessi per 100 mila abitanti inferiore rispetto agli Stati guidati da un governatore repubblicano.

Nel grafico (i dati sono della settimana 17-23 settembre) sono evidenziati in blu gli Stati Democratici e in rosso quelli Repubblicani. «I dati mostrano come l’orientamento politico del governatore influisce sul numero dei decessi sia direttamente, attraverso politiche più o meno restrittive di controllo dei contagi, sia indirettamente, attraverso la maggiore o minore adesione alla campagna vaccinale», commenta Stanghellini, che ha fatto parte dell’advisory board dell’Istat per la realizzazione dell’indagine sierologica e studia i numeri del Covid dall’inizio della pandemia. «Il grafico mette in evidenza due regolarità. La prima: l’addensamento degli Stati rossi nella parte in alto a sinistra e di quelli blu in basso a destra, con la conseguente interpretazione che gli Stati repubblicani sono più indietro nella vaccinazione e meno efficaci nel prevenire l’incidenza della mortalità. La seconda: a prescindere dal colore degli Stati, il numero atteso di morti per 100 mila abitanti segue un andamento decrescente lineare rispetto alla proporzione di persone completamente vaccinate, che è ben rappresentato da una retta di regressione, che ha parametri statisticamente significativi».

I numeri mostrano dunque come i tassi di vaccinazione siano inversamente proporzionali all’orientamento politico dei singoli Stati, con quelli repubblicani colpiti più duramente dal virus. In Florida, sopraffatta dalla variante Delta, con ospedali al collasso e una popolazione molto anziana — il 20,5%, qui svernano gli americani benestanti in pensione — il governatore repubblicano Ron DeSantis ha sostenuto aperture a oltranza per non danneggiare l’economia, si oppone alle norme anti Covid e ha vietato l’uso delle mascherine nelle scuole, minacciando di far licenziare chi sceglie di proteggersi. «Non a caso — commenta Elena Stanghellini — la Florida ha una incidenza settimanale della mortalità per 100 mila abitanti pari circa a un quadruplo a quella attesa in base al livello di vaccinazione». Anche in Texas il governatore Greg Abbott ha minacciato di trascinare in tribunale i presidi che impongono l’uso della mascherina a scuola.

L’orientamento politico pesa, e parecchio, sui tassi di vaccinazione negli Usa. Secondo un sondaggio di Kff Covid-19 Vaccine Monitor, i repubblicani hanno quattro volte più probabilità dei Democratici di affermare che «sicuramente non si vaccineranno contro il Covid-19». Un altro sondaggio del Pew Research Center ha rilevato nel mese scorso che l’86% degli elettori democratici aveva ricevuto almeno una dose di vaccino, rispetto al 60% degli elettori repubblicani. Secondo l’analista Charles Gaba da quando la variante Delta ha iniziato a circolare in modo massiccio negli Stati Uniti il bilancio più pesante di vittime Covid si è registrato nell’America rossa: nelle contee in cui Donald Trump ha ottenuto almeno il 70% dei voti alle elezioni del 2020 il virus ha ucciso circa 47 persone su 100 mila a partire dalla fine di giugno; in quelle in cui ha ottenuto meno del 32% dei voti si contano circa 10 vittime ogni 100 mila abitanti.

La negazione politicamente motivata dell’efficacia del vaccino si accompagna alla politicizzazione della fiducia nella scienza. Come segnala Adrian Bardon, professore di filosofia alla Wake Forest University in un articolo pubblicato su The Conversation, un sondaggio condotto tra giugno e luglio da Gallup ha rilevato che la percentuale di repubblicani che esprimono «grande» o «abbastanza» fiducia nella scienza è scesa, sorprendentemente, dal 72% nel 1975 ad appena il 45% di oggi. Nello stesso periodo, la fiducia nella scienza tra i democratici è aumentata dal 67% al 79%. Ma cosa c’entra l’orientamento politico di una persona con la fiducia nella scienza? Secondo il filosofo Bardon la negazione della scienza include fattori come la sfiducia nelle istituzioni pubbliche e le minacce percepite alla propria identità culturale. Più studi suggeriscono che identificarsi come repubblicani è fortemente associato all’avere convinzioni anti-scientifiche. Inoltre, poiché il Covid-19 è stato fortemente politicizzato dall’inizio della pandemia, le misure di salute pubblica sono state direttamente associate alla politica di sinistra. Il rifiuto di tali misure è di conseguenza diventato un segnale di identità politica e culturale, come si è visto ad esempio con le rivolte istigate da Trump in Michigan contro la governatrice democratica Gretchen Whitmer, che aveva imposto uno dei lockdown più restrittivi a livello nazionale. Ed ecco perché alcune aree degli Stati Uniti faticano ad uscire dalla pandemia.

Rimangono 18 Stati che devono ancora vaccinare completamente almeno la metà di tutti i residenti: Alabama, Alaska, Arkansas, Georgia, Idaho, Indiana, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana, North Carolina, North Dakota, Ohio, Oklahoma, South Carolina, Tennessee, West Virginia e Wyoming. Solo due, Louisiana e North Carolina, hanno un governatore democratico, ma alle elezioni del 2020 hanno votato per Donald Trump e hanno una lunga tradizione conservatrice. Di questi 18 Stati, solo la Georgia è stato vinto da Joe Biden a novembre, di 11 mila voti. Come in ogni regola sono ammesse anche eccezioni, come evidenzia il grafico. Ad esempio il North Dakota è uno Stato repubblicano guidato dalla trumpiana Kristi Noem che, pur con un basso tasso di vaccinazioni è riuscito a contenere il tasso di mortalità, decisamente più basso di quello atteso. Si tratta tuttavia di uno Stato con appena 700 mila abitanti e una densità di popolazione pari a 3,8 abitanti per chilometro quadrato (l’Italia ne ha 192), privo di aree metropolitane, e sappiamo che la scarsa densità abitativa è uno dei fattori che possono limitare la diffusione del contagio da coronavirus.

All’opposto l’Alabama, roccaforte del partito conservatore, ha oltre il doppio della mortalità attesa calcolata sulla base del livello di vaccinazione: recentemente il Montgomery Advertiser notava che in Alabama sono state uccise più persone dal Covid — 14.469 al 2 ottobre 2021 — di quante ne siano morte nelle guerre Mondiali, in quella di Corea e in quella del Vietnam. Il debole sistema sanitario locale è stato mandato in tilt dalla variante Delta a luglio, quando lo Stato era ultimo per tasso di vaccinazione: solo a quel punto ha accelerato, e oggi il 42,5% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi. «Nel 2020, per la prima volta nella Storia, il nostro Stato ha avuto più morti che nascite: si è letteralmente rimpicciolito», ha affermato a metà settembre il ministro della Sanità dell’Alabama Scott Harris.

Anche la Louisiana è in una situazione anomala: ha un governatore democratico, ma è profondamente conservatrice e alle presidenziali Trump ha ottenuto il 62% dei voti contro il 36,5% di Biden. «Questo Stato del Sud — commenta Stanghellini — è un’eccezione alla prima regola, ma non alla seconda. Il tasso di vaccinazione infatti è basso e questa scelta svela la tradizione conservatrice, tuttavia il suo livello di incidenza dei decessi non è distante da quello atteso calcolato sulla base della percentuale di vaccinati». Il Massachusetts e il Vermont ricadono in questa categoria, ma in direzione opposta: si tratta di Stati governati dai repubblicani, che alle presidenziali hanno però largamente preferito il candidato democratico (Biden ha ottenuto il 65% nel primo e il 53% nel secondo). «In entrambi i livelli di vaccinazione sono molto elevati, hanno addirittura fatto meglio dei più virtuosi Stati democratici e infatti hanno un basso livello di incidenza di mortalità da Covid-19», aggiunge la professoressa. Il Massachusetts, che ha vaccinato con due dosi il 67,8% della popolazione, è l’unico Stato che garantisce una copertura sanitaria a quasi tutti i cittadini — grazie a una riforma approvata nel 2006, quando il repubblicano Mitt Romney era governatore — ed è lo Stato con meno residenti non assicurati d’America.

I dati mostrano dunque che negli Stati Uniti la politica ha un ruolo determinante, con evidenti conseguenze sulle capacità del Paese di superare una profonda crisi economico-sanitaria e affrontare con decisione quella che ormai è a tutti gli effetti la quarta ondata di Covid-19.

Corriere della Sera, 3 ottobre 2021 (pag 12, con Cristina Marrone)

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