Non ci sono state sorprese a New York: pochi minuti dopo la chiusura dei seggi, alle 21 di martedì sera, Eric Adams è diventato ufficialmente il prossimo sindaco della metropoli, il secondo afroamericano dopo David Dinkins, eletto nel 1989, e il secondo ex poliziotto dopo William O’Dwyer, vittorioso nel 1945. Ex capitano del New York Police Department in pensione, ex senatore statale e per due mandati presidente del quartiere di Brooklyn, Adams ha trionfato con ampio margine dopo aver vinto a giugno le combattute primarie democratiche di appena 7.197 voti. «La mia storia è la vostra storia, io sono uno di voi», ha detto ai sostenitori presenti al Marriott di Brooklyn per festeggiare la vittoria, arrivata dopo una campagna incentrata sulla sicurezza pubblica e sulla sua capacità di sfuggire dalla povertà in cui era nato 61 anni fa. «Vi dico una cosa: fra quattro anni questa città non sarà più la stessa».
È una città 8,8 milioni di abitanti, in cui per ogni repubblicano ci sono sette democratici, dove Adams ha ottenuto circa il 67% dei voti contro il 27% di Curtis Sliwa, conduttore radiofonico conservatore e fondatore dei Guardian Angels, le sentinelle anticrimine, e si insedierà il 1° gennaio come 110° sindaco della città. Si era candidato poco più di anno fa, promettendo di guidare New York fuori dalla pandemia e dalla relativa crisi economica, di ripianare il deficit pubblico, di combattere il crimine, in forte ascesa durante gli otto anni di Bill de Blasio, ma anche di impegnarsi contro le discriminazioni sociali e razziali che sono diventate intollerabili in città: un’impresa complicata, e non è un caso se il sindaco di New York è considerato fin dagli anni ‘30, ai tempi di Fiorello LaGuardia, «il secondo lavoro più difficile del Paese». Dopo la presidenza, ovviamente.
Pur essendo un moderato, fra il 1997 e il 2001 è stato anche iscritto al partito repubblicano, Adams sostiene numerose politiche progressiste, a cominciare dall’istruzione e dal sostegno alle famiglie, una combinazione che lo ha aiutato a formare un’ampia coalizione che va dal centrista Michael Bloomberg al più «socialista» Bill de Blasio e comprende sindacati, attivisti e ricchi finanziatori: sarà accompagnato da un consiglio comunale spostato molto più a sinistra di lui, in particolare per quanto riguarda l’amministrazione della polizia e delle carceri. Poliziotto «law and order» per 22 anni, quando è diventato senatore si è battuto contro lo «stop and frisk», la pratica discriminatoria riservata dalla polizia agli afroamericani: lui stesso, ha raccontato più volte durante la campagna elettorale, si è arruolato in polizia perché vittima della brutalità dei poliziotti, che lo picchiavano insieme al fratello quando erano adolescenti.
Una volta dentro «The Force», la più imponente forza di polizia del Paese con 36 mila agenti in uniforme e altri 19 mila civili, si è battuto contro razzismo e pregiudizi, venendo però accusato di corruzione e, nelle ultime settimane, anche di una campagna diffamatoria e sessista condotta nel 1991 contro un’ex poliziotta che aveva svelato una truffa. Opportunista e mediatico, a pochi giorni dal voto era stato anche criticato per aver incontrato i leader della gang criminali della città, e si era difeso sostenendo di voler offrire loro un’alternativa: una gestione spregiudicata, dinamica e disinvolta, come quella che ha caratterizzato la sua presidenza a Brooklyn, dove nel 2013 è stato eletto con il 91% delle preferenze. «Dal 1° gennaio le chiacchiere sono finite», ha puntualizzato nel suo discorso della vittoria. «Non sparerete nella mia città, non accoltellerete giovani a scuola, non venderete droga e pistole nelle mie strada: non ci limiteremo a parlare si sicurezza, avremo la sicurezza nella nostra città».
Nato il 1° settembre del 1960 a Brownsville, uno dei quartieri più poveri e pericolosi di Brooklyn, Adams è cresciuto nel Queens con una madre single che manteneva lui e i cinque fratelli pulendo case: da bambino, ha raccontato, andava a scuola con una busta di vestiti, non avendo la certezza che avrebbe avuto ancora un tetto sopra la testa al suono della campanella. Martedì, quando si è recato a votare alla Public School 81 di Bed-Stuy, Adams stringeva una foto della madre Dorothy, morta a 83 anni lo scorso marzo, mentre lui era in campagna elettorale. «La mamma sognatrice e il figlio che i sogni li realizza sono arrivati a destinazione», ha twittato poco prima di mezzanotte, quando era ormai diventata ufficiale la vittoria e la sua prossima destinazione, l’ultima tappa di un viaggio tipicamente newyorkese che dai bassifondi l’ha portato fino a Gracie Mansion, la residenza del sindaco nell’Upper East Side di Manhattan.
Corriere della Sera, 3 novembre 2021