Sepolti dai debiti, superati dalla concorrenza «sleale» delle aziende tech, asfissiati dalla pandemia che ha affossato il mercato, i tassisti di New York sono stati costretti allo sciopero della fame per convincere le autorità cittadine a stanziare un piano di aiuti più audace di quello proposto all’inizio dell’anno dal sindaco Bill de Blasio. «Non ci fermiamo», aveva detto il 20 ottobre Bhairavi Desai, la leader della New York Taxi Workers Alliance, potente sindacato con 21 mila iscritti, dando inizio allo sciopero della fame che si è protratto fino al 3 novembre.

La crisi era scoppiata nel 2014, dopo che la grande speculazione nel settore aveva fatto lievitare i prezzi dei medaglioni, le licenze attaccate sul cofano dei taxi gialli e arrivate a costare un milione di dollari, lasciando i guidatori con mutui enormi sulle spalle che spesso non erano in grado di ripagare. Quando il mercato è collassato, colpito anche dall’arrivo in città di compagnie come Uber e Lyft, la bolla è esplosa, le licenze si sono svalutate e il peso è diventato insostenibile, portando a centinaia di casi di bancarotta e anche a diversi suicidi fra i tassisti: cinque solo nel 2018, fra loro il birmano Yu Mein Chow che si gettò per disperazione nell’East River e Douglas Schifter, che si sparò un colpo alla testa davanti al municipio, accusando il sindaco di aver trasformato gli autisti in schiavi.

De Blasio aveva promesso un aiuto sostanzioso, ma la pandemia ha intaccato il budget cittadino e si era «limitato» a stanziare 65 milioni per aiutare un’industria a pezzi, fondi per di più coperti dal piano di stimolo federale per la ripresa dal Covid. Troppo poco per i tassisti, che sono andati allo scontro e il 3 novembre hanno ottenuto un piano di aiuti da oltre 100 milioni concordato con la finanziaria Marblegate Asset Management. Secondo l’accordo, che ora potrebbe essere accettato anche dagli altri istituti che hanno finanziato il restante 60% dei mutui, Marblegate taglierà a 170 mila dollari i debiti dei tassisti — che in media ne devono 500 mila — e limiterà a un massimo di 1.122 dollari i pagamenti mensili; in cambio riceverà per ogni guidatore 30 mila dollari dalla città, che garantirà anche ogni mutuo stipulato in caso di insolvenza.

«Abbiamo vinto. I guidatori non rischieranno più di perdere la loro casa, e non saranno più ostaggi a vita di questo debito», ha festeggiato la battagliera Desai uscendo dal municipio, riferendo a un centinaio di tassisti l’accordo raggiunto con il sindaco de Blasio e con il senatore Chuck Schumer, il cui suocero un tempo guidava un taxi giallo per le strade della città. «I tassisti hanno lavorato senza sosta per rendere New York la città più vivace del mondo», ha detto de Blasio. «Non li lasceremo indietro».

Corriere della Sera, 4 novembre 2021

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