Si è dichiarato non colpevole Igor Danchenko, l’analista russo accusato di aver mentito all’Fbi e considerato la principale fonte delle informazioni riportate dal controverso «dossier Steele». In quelle 35 pagine erano contenute rivelazioni «esplosive» e mai verificate sui rapporti di Donald Trump con Mosca, storie di soldi, politica e prostitute raccolte dall’ex spia britannica Christopher Steele. Danchenko, 43 anni, è stato arrestato e incriminato la settimana scorsa dal procuratore speciale John Durham — nominato dall’amministrazione Trump per indagare sulle origini del Russiagate — per aver fornito false informazioni agli agenti del bureau che lo hanno interrogato nel 2017.
In particolare, il russo avrebbe negato di aver lavorato a stretto contatto con un funzionario del partito democratico nel tentativo di danneggiare la candidatura di Trump: la «opposition research», il dossier sull’ex presidente, era cominciata per conto di un sito conservatore, ma era stata poi pagata con i soldi della campagna di Hillary Clinton e del partito. L’indagine sul Russiagate, condotta dal superprocuratore Bob Mueller, non ha trovato prove sufficienti della collusione fra la campagna di Trump e Mosca, ma le informazioni diffuse dalla stampa hanno sempre alimentato i sospetti: da lì era partita la contro indagine dell’amministrazione Trump. Durante l’udienza di ieri nel tribunale federale di Alexandria, in Virginia, è stata stabilita per il 18 aprile la data del processo a Danchenko, libero dopo il pagamento di una cauzione da 150 mila dollari.
Corriere della Sera, 11 novembre 2021 (newsletter AmericaCina)