In un Paese diviso in due sulle misure di contenimento della pandemia, anche la Corte Suprema si spacca lungo la faglia dell’ideologia politica. Il giudice conservatore Neil Gorsuch, nominato da Donald Trump nel 2017, si rifiuta di indossare la mascherina in aula e la sua vicina di scranno, la progressista Sonia Sotomayor, nominata da Barack Obama nel 2009, si sente costretta a lavorare da remoto. Da quanto la variante Omicron, estremamente contagiosa, si è diffusa negli Stati Uniti, tutti i nove giudici del massimo tribunale americano hanno ricominciato a indossare la mascherina durante le sedute, tutti tranne Gorsuch appunto, un «testualista» del West che interpreta la legge per come è scritta, senza andare quindi ad analizzare le intenzioni di chi l’ha approvata, e che crede nelle libertà individuali.
Solo che le sue libertà individuali, in questo caso, finiscono per ledere quelle della sua vicina di posto, una donna di 67 anni che soffre di diabete e ha condizioni di salute precarie, che rientra dunque nelle categorie più a rischio nel caso dovesse restare contagiata dal Covid-19. E così, in questi giorni, Sotomayor si connette dal suo ufficio, anche durante le sessioni aperte solo ai nove giudici, durante le quali – spiega Cnn – si stabilisce la direzione legale del Paese. Sotomayor, nota Npr, che per prima ha dato la notizia, avrebbe espresso la propria preoccupazione al chief justice John Roberts, il capo della corte nonché il più moderato dei sei conservatori, ma non avrebbe affrontato direttamente il collega, chiedendogli di indossare la mascherina.
Corriere della Sera, 19 gennaio 2022 (newsletter AmericaCina)