In certe storie la verità sta nel mezzo. E ciò vale ancora di più sul tema degli aiuti bellici all’Ucraina: non bastano mai, ci sono strettoie, serve tempo.

I vecchi sistemi

Gli ucraini sono affezionati ai vecchi sistemi, alcuni risalenti — come concezione — all’era sovietica, oppure abbracciano soluzioni agili. Scelta legata al momento, con il fronte devastato dalle bordate continue. Così è avvenuto che abbiano preferito utilizzare dei mini-droni d’origine commerciale modificati per lanciare granate piuttosto che affidarsi ai moderni droni-kamikaze Switchblade inviati dagli Usa. È una questione di praticità — spiega la Cnn —, di preparazione non perfetta, di esigenze immediate. Sul campo di battaglia, in condizioni di stress, è evidente che un soldato padroneggi meglio un mezzo che conosce da anni piuttosto che un blindato mai visto prima di allora. Solo che siamo in una fase di transizione: gradualmente la difesa dovrà passare al materiale Nato, con tutto ciò che consegue. Fonti americane hanno fatto trapelare che il training per gli ormai famosi lanciarazzi a lungo raggio Himars è stato accorciato, più rapido sembra essere anche quello per i cannoni da 155 mm, sempre statunitensi, che hanno avuto un impatto favorevole per i difensori. Anche per i Caesar francesi erano uscite informazioni sulla sua complessità, poi superate. Tutto è relativo: un’inferiorità in numeri e potenza può essere mascherata da inefficienze tecniche e penuria di risorse.

L’usura

Un esperto molto seguito, l’ex generale statunitense Mark Hertling, ha osservato che l’arrivo di grandi corazzati semoventi (e simili) comporti un impegno logistico: devi avere i team che garantiscano la manutenzione o riparino i guasti. Una linea allungata dalla presenza di apparati giunti da Paesi diversi. È uno sforzo enorme per Kiev: il materiale entra dal confine Ovest, raggiunge le destinazioni di smistamento, è avviato verso la zona di combattimento. Senza trascurare che i russi provano in ogni modo di distruggere i carichi con i cruise: ecco che Zelensky ha aggiunto alla lista dei desideri i missili anti-missile. Altro aspetto è l’usura delle bocche da fuoco, problema che interessa i due contendenti. I russi sparano migliaia di proiettili al giorno, un po’ meno i loro avversari, e questo incide sui «tubi», non di rado piuttosto anziani. Sono comparse infatti immagini di cannoni squarciati dal loro stesso munizionamento rimasto per anni nei depositi, con qualità in declino. Washington si è rivolta allora a Romania e Bulgaria affinché aumentino la produzione di bombe da 152 millimetri, il calibro base dei pezzi ucraini.

I manuali

La notizia era già uscita qualche settimana fa, ora l’ha rilanciata il Washington Post con un titolo semi-ironico: i soldati di Kiev non hanno il centro assistenza dove chiamare per i loro anti-tank Javelin. Gli Stati Uniti ne hanno spediti oltre 5 mila esemplari, i video sul web li hanno mostrati fare centro suo target, solo che talvolta mancano di alcune componenti chiave, dal kit per l’addestramento a componenti senza le quali è difficile potere usarli. Un veterano americano, Mark Hayward, si è recato in Ucraina per aiutare la resistenza ad aggiustare i Javelin rotti e ha raccontato che, in alcuni casi, gli uomini di Zelensky sono stati costretti a utilizzare pezzi di joypad dei videogiochi e a ricorrere alle traduzioni di Google per capire le istruzioni. Quando c’erano, perché spesso mancavano del tutto e gli ucraini non potevano così chiamare il numero verde del customer service, fondamentale per capire il funzionamento o risolvere i problemi. La storia è finita persino nelle aule del Congresso a riprova di una grana causata dalla burocrazia, dalla fretta di spedire, da sgambetti involontari. Le macchine da guerra non sono mai perfette, lo sono ancora meno se c’è l’urgenza. La domanda supera l’offerta e devi correre.

I reportage descrivono frammenti, non hanno la pretesa di avere valore generale, ma la narrazione racconta di come il massiccio appoggio atlantico abbia ridato vigore agli aggrediti. Ciò non preclude che vi siano idee diverse. Zelensky continua a invocare altri armamenti: l’ultima lista comprendeva 1.000 cannoni da 155 mm, 300 sistemi Mlrs, 500 carri armati, 2.000 blindati e 1.000 droni, numeri impossibili da soddisfare. Una parte dello schieramento occidentale — Francia, Italia, Germania — si chiede fino a quando sarà utile farlo. Se insorgono ostacoli e l’Orso avanza, diventa più agevole giustificare una frenata. Anche in qualche corridoio del potere statunitense affiorano interrogativi. Una visione contrastata da quanti — a Washington, Londra, Varsavia e nell’area Baltica — ritengono non esistano alternative ad un sostegno prolungato. Il partito dei «volenterosi» dovrà garantire, oltre ai mezzi, un coordinamento maggiore e qualche libretto per le istruzioni in più. Per ora la Casa Bianca ha autorizzato un nuovo pacchetto da un miliardo di dollari: include altra artiglieria, lanciarazzi a lungo raggio, munizioni, missili anti-nave, equipaggiamento medico.

Corriere della Sera, 15 giugno 2022 (pag 6 e pag 7 del 16 giugno)

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