Dopo aver faticato nella prima fase della guerra, quando procedevano con grande difficoltà via terra, i russi hanno trovato la tattica giusta per raggiungere gli obiettivi. Nel Donbass si sono affidati alla potenza di fuoco dell’artiglieria — ampiamente superiore a quella ucraina — e avanzano lentamente, riuscendo comunque a strappare territorio alla resistenza: dopo aver conquistato l’intera regione di Lugansk, puntano ora su Sloviansk e sul resto di Donetsk, sfruttando il vantaggio in termini di uomini e mezzi. «C’è una grande concentrazione di artiglieria e blindati in ogni chilometro quadrato, non riusciamo a resistere», ha confessato al Wall Street Journal Oleksiy Danilov, segretario del consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa ucraino.
Non è un caso che il suo omologo russo, Nikolai Patrushev, ha confermato martedì che gli obiettivi di Mosca restano gli stessi del 24 febbraio: denazificare e demilitarizzare l’Ucraina. Questo significa che, dopo aver ridotto il raggio d’azione e gli obiettivi al settore orientale, sfiancando comunque i difensori, gli invasori potrebbero tornare ad attaccare il resto dell’Ucraina. «Il Cremlino — ha scritto l’Institute for the Study of War — si starebbe preparando a una guerra prolungata con l’intenzione di conquistare porzioni ancora più grandi del Paese».
Gli ucraini si difendono come possono, provano a rallentare l’avanzata, cercano di renderla il più costosa possibile per l’Armata. Intanto arretrano su posizioni più difendibili e provano a colpire da lontano, grazie ai sistemi a lunga gittata ottenuti dalla Nato, mentre preparano controffensive in particolare a sud, nella zona di Kherson: proprio qua, nell’unica città a ovest del fiume Dnipro conquistata dai russi, continuano le azioni dei partigiani ucraini, che oggi hanno fatto saltare un deposito in centro.
Queste azioni clandestine sono una specialità della resistenza, che colpisce anche oltre confine grazie a una squadra d’élite per le operazioni speciali: insieme ai bombardamenti nella regione Belgorod, negli ultimi mesi sono stati numerosi i casi di sabotaggi ed esplosioni sospette — raffinerie, depositi di carburante e munizioni, infrastrutture per la comunicazione — in territorio russo, dalla stessa Belgorod a Kursk, fino a Bryansk, che gli ucraini non hanno mai rivendicato apertamente sostenendo piuttosto che si tratti del «karma».
A portarli a termine il battaglione Shaman, la 10ma divisione per le operazioni speciali dell’esercito ucraino, che in genere è destinata alle operazioni di intelligence e raid. È composto da uomini fra i 18 e i 50 anni provenienti da ogni livello della società, c’è persino un ex viceministro, uniti dalla stessa motivazione. Possono farne parte soltanto soldati che godono di eccellenti condizioni fisiche, selezionati dopo una marcia di 20 chilometri con uno zaino pieno di sabbia bagnata, e che hanno ricevuto un addestramento avanzato fatto di immersioni, paracadutismo e arrampicate.
Nelle prime ore dell’operazione militare «speciale» di Putin, il battaglione era entrato in azione nella battaglia dell’aeroporto di Hostomel, dove erano sbarcate le truppe russe aviotrasportate che dovevano decapitare il governo ucraino, ma che invece erano finite in una trappola della resistenza. In seguito era stato inviato a Moshchun, un villaggio a ovest di Kiev lungo il fiume Irpin, dove si era arrestata l’avanzata russa: dopo la ritirata tattica dell’Armata, gli ucraini avevano seguito gli invasori fino al confine bielorusso.
In questa fase del conflitto, gli uomini di Shaman hanno ricevuto il compito di colpire e danneggiare le infrastrutture che i russi usano per portare avanti l’invasione dell’Ucraina, e hanno per questo effettuato diverse incursioni in piena notte, operazioni che restano però classificate. I soldati — scelti su base volontaria per le missioni, perché estremamente pericolose — arrivano in territorio russo a bordo di elicotteri che volano a bassissima quota per eludere le difese antiaeree — una tattica già vista a Mariupol per rifornire i soldati del battaglione Azov asserragliati nei tunnel dell’acciaieria — e da lì si muovono via terra, piazzando esplosivi sugli obiettivi e tentando così di instillare un senso di insicurezza nell’avversario.
Il ruolo più importante lo hanno piloti degli elicotteri. «Ci aiutano a infiltrarci, e poi a esfiltrarci: sono molto precisi e hanno piani che considerano ogni dettaglio», ha spiegato a The War Zone il comandante di Shaman. «Queste operazioni in territorio nemico sono le operazioni più interessanti», ha rivelato al Times di Londra «Adonis», pseudonimo usato da un soldato del battaglione che per la prima volta conferma i colpi sferrati dagli ucraini oltreconfine, ammettendo che Shaman è al momento a corto di risorse, ma non di uomini. «Il più delle volte», aggiunge, «i russi non riescono a credere che siamo riusciti a fargli visita».
Corriere della Sera, 6 luglio 2022 (pagina 10 del 7 luglio)