Quello che fino a ieri sembrava difficile, ora può diventare realtà: tutti — o quasi — promettono carri armati per Kiev. La Germania ha messo fine alle titubanze annunciando questa mattina la consegna di una «compagnia» di Leopard 2, un totale iniziale di 14 mezzi che saranno consegnati entro 3 mesi e si aggiungono ai 14 promessi dalla Polonia e ai 14 Challenger 2 della Gran Bretagna. L’obietttivo europeo, ha precisato il governo tedesco, è di assemblare prima possibile due battaglioni di Leopard da destinare a Kiev , che equivalgono all’incirca a 70 tank. Volodymyr Zelensky dovrebbe ricevere fra 20 e 53 Leopard 2 dalla Spagna, 4 dal Portogallo, 8 dalla Norvegia e 14 dalla Finlandia. Danimarca e Paesi Bassi stanno invece ancora discutendo l’invio rispettivamente di 18 e 6 tank di produzione tedesca. Quella di Berlino era una decisione attesa, dopo che gli Stati Uniti si erano detti pronti a inviare 30 carri armati Abrams: poi oggi pomeriggio Joe Biden ne ha promessi 31, del valore di 400 milioni di dollari.
Questa, infatti, era la condizione posta per sbloccare la fornitura da parte del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che non voleva essere il primo né l’unico a fare il passo. Secondo gli esperti, tuttavia, gli Stati Uniti non hanno intenzione di spedire gli Abrams già in uso, neanche quelli dei Marines — dove è in corso una riorganizzazione — destinati alla Polonia: la corazzatura degli Abrams è molto innovativa e contiene amianto, spiega Lorenzo Nannetti del Caffè geopolitico, e gli Stati Uniti non vogliono condividere tecnologia militare. A Washington produrrebbero quindi nuovi modelli meno performanti e questo confermerebbe che si tratta di una mossa «di facciata» per convincere la Germania. Anche perché gli Abrams sono mezzi complicati e costosi, necessitano di manutenzione, mentre i Leopard 2 sono stati progettati per essere operati da un esercito costituito principalmente da coscritti: bastano fra le 4 e le 6 settimane per addestrare un equipaggio.
Alcune fonti sostengono che ci vorranno mesi — se non anni — prima che i tank siano in mano agli ucraini. Vanno riattivati, modificati, gli equipaggi addestrati e i meccanici formati: sia i Leopard che gli Abrams hanno 4 membri di equipaggio e un loader, a differenza di quelli in uso alla resistenza — i T-72 di progettazione sovietica — che necessitano di tre persone e ha un sistema di caricamento automatico. Le dichiarazioni del momento tradiscono anche l’avversione da parte del Pentagono alla fornitura: i generali hanno accettato però la volontà politica, dato gli Abrams erano la «molla» per convincere Berlino a dare i Leopard e autorizzare i Paesi occidentali che li hanno in dotazione a fare lo stesso. Sempre con la solita «clausola»: dobbiamo verificare il loro stato.
La guerra, intanto, consuma munizioni a volontà: le scorte non bastano e il Pentagono non vuole restare con depositi vuoti in caso vi siano altre crisi, dalla Corea del Nord a Taiwan. È stato quindi confermato il progetto per aumentare la produzione di proiettili da artiglieria, che passerà da 14 mila al mese a 90 mila: un incremento del 500% che dovrà essere raggiunto nell’arco di due anni. Fonti israeliane hanno inoltre rivelato ad Axios che gli Stati Uniti avrebbero anche chiesto a Gerusalemme i vecchi missili anti-aerei Hawk — acquistati negli anni Sessanta per difendersi dagli attacchi di Egitto e Siria — da trasferire poi all’Ucraina.
Corriere della Sera, 25 gennaio 2023