La procura di Atlanta, in Georgia, sta valutando di contestare a Donald Trump i reati di estorsione e cospirazione nell’inchiesta sul suo tentativo di ribaltare l’esito delle elezioni presidenziali del 2020 nello Stato del Sud, che fu decisivo per la vittoria di Joe Biden. Gli investigatori avrebbero raccolto un grande volume di prove sostanziali relative a una possibile cospirazione all’interno e all’esterno dello Stato, fra cui registrazioni di telefonate, email, sms, documenti e 75 testimonianze — comprese quelle di alcuni stretti consiglieri dell’ex presidente — davanti a un gran jury speciale. È quanto riferisce Cnn citando una fonte a conoscenza delle indagini, secondo la quale gli investigatori avrebbero maturato la convinzione che il sostegno al piano di Trump non sarebbe arrivato soltanto da un movimento dal basso originato all’interno dello Stato.

L’inchiesta era stata aperta dal procuratore distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, all’inizio del 2021, dopo la celebre telefonata in cui Trump faceva pressioni sul segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger — un funzionario repubblicano — chiedendogli di «trovare voti» che gli permettessero di vincere. L’ex presidente sta però cercando di bloccare il procedimento e ha chiesto a un giudice di annullare il rapporto del grand jury di Atlanta e di impedire che qualsiasi prova raccolta dall’organo giudiziario venga utilizzata per perseguire lui e i suoi alleati. L’ex presidente ha anche cercato di squalificare l’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Fulton.

Di interferenze elettorali, però, Trump accusa a sua volta il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che sta indagando sul caso dei pagamenti illeciti effettuati alla vigilia delle presidenziali del 2016 per comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels, con cui ebbe una breve relazioni un decennio prima. Sul suo social network Truth, l’ex presidente ha accusato Bragg di «infrangere la legge» usando quella che ha definito «una testimonianza screditata» da parte del suo ex avvocato Michael Cohen «per perseguitare, perseguire e incriminare incredibilmente un ex presidente , e ora un candidato presidenziale prominente».

Già sabato, sempre su Truth, Trump aveva annunciato il suo imminente arresto invitando i suoi sostenitori a ribellarsi. «Manifestiamo, riprendiamoci il Paese», aveva scritto con un tono che a molti ha ricordato quello usato il 6 gennaio 2021, giorno dell’assalto al Congresso. L’ufficio del procuratore distrettuale di New York non ha confermato né lasciato trapelare informazioni, anche se l’incriminazione di Trump sembra effettivamente vicina. Se dovesse essere emesso un mandato d’arresto, aveva precisato Joe Tacopina, uno dei suoi legali, Trump seguirà le normali procedure e si presenterà in tribunale a New York dove le autorità si stanno organizzando per affrontare eventuali disordini.

Corriere della Sera, 20 marzo 2023

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