Molte voci, tanti sospetti e tracce di forniture minori. Per ora la Cina è stata cauta nel sostenere militarmente l’assalto all’Ucraina, una prudenza tattica che le ha permesso comunque di dimostrare qualche segnale di solidarietà. Le fonti statunitensi hanno redatto la «lista della spesa». Pechino avrebbe inviato un migliaio di fucili (definiti «da caccia»), una buona quantità di giubbotti anti-proiettile, divise invernali, forse elmetti. Sarebbero emerse prove delle spedizioni nel periodo giugno-dicembre 2022, con frequenti triangolazioni attraverso Turchia ed Emirati.
Sono poi arrivati droni di tipo civile per un valore di 12 milioni di dollari — comprati e utilizzati sul mercato libero anche dagli ucraini — e relative componenti, radio ricetrasmittenti, ricambi «elettronici». Intenso è il flusso di materiale dual use, equipaggiamenti concepiti per fini civili ma riconvertibili con qualche modifica a scopi militari.
Resta aperto il file più importante: le munizioni. Pechino potrebbe garantire proiettili per artiglieria, così importanti nelle tattiche dell’Armata e consumati a ritmi infernali. Per ora non vi sarebbero dati sull’arrivo di munizionamento pesante: in rete sono apparse foto di ordigni e casse con scritte cinesi, ma non è la prova «automatica» di una fornitura da Pechino. Le vie delle armi sono tortuose, i russi (o gli ucraini) potrebbero comprare «cartucce» cinesi in un Paese terzo.
Nel frattempo, la Russia è diventata a gennaio e febbraio il primo fornitore di petrolio della Repubblica popolare, superando l’Arabia Saudita.
Corriere della Sera, 22 marzo 2023 (pag 2)