In Francia il partito socialista è praticamente sparito, in Germania la Spd che guida il governo perde consensi a favore dell’opposizione, in Italia la ripartenza dei democratici con Elly Schlein è appena cominciata e tutta da testare. E tuttavia le notizie della morte della socialdemocrazia, ancora una volta, sono fortemente esagerate. Anzi, secondo il Washington Post, una delle chiavi per leggere il passato 2022 è che è viva e lotta insieme a noi. Il quotidiano francese Libération il mese scorso ne offriva un esempio sparando in prima una foto del premier spagnolo Pedro Sánchez abbracciato al portoghese António Costa accanto al titolo «La sinistra che funziona». E funziona, è la teoria, perché fa la sinistra.

Camicia bianca con Renzi

Il Pedro Sánchez della famosa foto in maniche di camicia (bianca) con Matteo Renzi, il francese Manuel Valls, l’olandese Diederik Samson e il tedesco Achim Post (siamo nel 2014), è un giovane politico centrista di belle speranze. Che sembrano frantumarsi al suolo appena due anni dopo, quando viene disarcionato dalla guida del Psoe e lascia anche la carica di parlamentare. In pochi mesi però vira a sinistra, si reinventa alfiere di una «società post-capitalista», si riguadagna l’investitura della sua base, nel 2018 guida da fuori la manovra per disarcionare in Parlamento l’avversario Mariano Rajoy (in Spagna c’è la sfiducia costruttiva), lo sostituisce e raccoglie l’investitura del consenso popolare con le doppie elezioni del 2019. Oggi Sánchez, 51 anni, è l’unico sopravvissuto al governo di quello scatto bolognese. L’ultimo successo è di una settimana fa: mentre nella vicina Francia i sindacati scendevano in piazza per l’ottavo giorno consecutivo contro il piano sulle pensioni di Macron, il ministro della sicurezza sociale José Luis Escrivá appariva in conferenza stampa con i capi dei principali sindacati spagnoli per la firma della sua riforma del sistema.

Polemiche e passi falsi, ma Madrid tiene

Un altro segno della salute del governo di Madrid, nonostante le polemiche e i passi falsi (come il pasticcio della legge «solo sí es sí» sul consenso sessuale) e la non sempre facile convivenza con la sinistra di Podemos. Sánchez ha portato avanti un’agenda che, come scrive Libé , non conosce la “sinistrite”, non teme di apparire radicale. Femminista dichiarato, presiede il governo con la maggior presenza di donne nella Storia d’Europa (14 contro 8 uomini) e difende con forza le quote «che tanto fastidio danno a destra», al punto che ha appena presentato una proposta di legge che “forza” la presenza femminile nelle liste elettorali e nei cda. Sul fronte dei diritti basta elencare la legge sull’eutanasia, la ley trans che consente di decidere il cambio di genere a partire dai 16 anni senza certificato medico, e le modifiche a quella sull’aborto che hanno abbassato l’età a partire dalla quale non è richiesta l’autorizzazione di un adulto.

Ingreso vital, il loro reddito di cittadinanza

Sul fronte economico, dopo anni di austerità i socialisti hanno spinto una politica redistributiva e di aumento della spesa pubblica: l’ ingreso minimo vital (simile al reddito di cittadinanza); l’aumento del salario minimo del 29% fino a 1080 euro mensili; la “ riders law” che protegge i lavoratori della gig economy; una patrimoniale per chi possiede più di tre milioni di euro. La redistribuzione però ha anche frenato la crescita, che dopo il boom del 2022 dovrebbe segnare un modesto +1,2 per cento nel 2023 e il tasso di cittadini a rischio povertà (27,8%) resta astronomico così come la disoccupazione giovanile. Nelle ultime settimane il governo è sotto attacco da destra per la riforma delle leggi franchiste con l’abolizione del reato di sedizione che beneficia gli organizzatori del referendum per l’indipendenza della Catalogna del 2017.

Una spallata senza chance

Vox parla di «attacco all’ordine costituzionale», ma il tentativo di spallata a Sánchez non sembra avere chance di successo. A un paio di mesi dalle regionali e con le generali a fine anno l’“effetto Feijóo”, il boom di consensi dei popolari dopo l’elezione del nuovo leader Alberto Núñez Feijóo, si è sgonfiato, ma la battaglia resta serratissima. Anche in caso di sorpasso del Pp in termini di seggi, i socialisti potrebbero restare al governo, soprattutto se la “sinistra sinistra” si presenterà unita sotto la guida della popolare ministra del Lavoro Yolanda Díaz.

Nel Paese dei garofani

A gennaio dell’anno scorso a rischio sembrava anche Costa — 61 anni, ex sindaco di Lisbona e segretario del Partito socialista — che si presentava alle elezioni dopo aver rotto con gli alleati del Partito comunista e del Blocco di sinistra, schieramento anticapitalista portoghese, una coalizione che richiedeva una mediazione a tratti impossibile e aveva fatto deragliare il suo governo. I sondaggi parlavano di una sfida all’ultimo voto con il Partito socialdemocratico del conservatore Rui Rio, invece i socialisti si sono assicurati la maggioranza assoluta dei seggi grazie al riformismo pragmatico del loro leader, un abile mediatore che appena può vira a sinistra.

Emergenza scandali e contestazioni sociali

Solo che da allora il governo Costa si è ritrovato ad affrontare scandali, dimissioni dei ministri, e una dura contestazione sociale: scioperano gli insegnanti, i ferrovieri e gli infermieri per i salari bassi, il precariato, le pensioni, l’inflazione all’8,3% e, su tutto, l’emergenza abitativa causata (anche) dal massiccio ricorso agli affitti turistici a breve termine, come Airbnb, che hanno fatto schizzare i prezzi di immobili e affitti in un Paese in cui oltre metà dei lavoratori guadagna meno di 1.000 euro al mese. Il governo Costa oscilla, subisce la pressione del partito populista di estrema destra Chega!, eppure resiste e nelle scorse settimane ha puntato proprio sull’emergenza abitativa per scendere a patti con il Paese. Nello stesso giorno di metà febbraio il primo ministro portoghese ha annunciato la fine del richiestissimo programma Golden Visa — garantiva la residenza a chi acquistava una casa da 500 mila euro e, passandoci appena una settimana all’anno, dopo cinque anni portava in dote un passaporto europeo — che ha generato 6,9 miliardi di euro del 2012, e ha vietato la concessione di nuove licenze per Airbnb e strutture simili. Una rivoluzione per un Paese che basa la propria economia sul turismo.

Il nodo della casa a prezzi accettabili

Il 2022 è stato un anno da record per il settore, che ha portato 15,3 milioni di visitatori e un giro d’affari di 22 miliardi, ma che non basta a sfamare 10 milioni circa di portoghesi. Costa ha fatto “qualcosa di sinistra” provando a superare una crisi che — ha spiegato — riguarda tutte le famiglie, non solo le più vulnerabili. E così ha annunciato anche un meccanismo per regolare gli aumenti dell’affitto e incentivi fiscali ai proprietari che trasformeranno le proprietà turistiche in abitazioni, esponendosi però all’attacco del Blocco di sinistra che lo accusa di fornire sgravi a coloro che hanno già beneficiato della speculazione immobiliare.

Sette, 24 marzo 2023 (pag 30 e pag 31)

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