Il taccuino militare di oggi è dedicato al doppio tema: l’autarchia degli armamenti in Ucraina e l’assistenza diretta da parte dell’Occidente.

Partiamo da un protagonista: Oleksandr Kamyshin. Ha diretto con grande abilità le ferrovie ucraine, importanti per sostenere le forze armate e assicurare i trasferimenti dei civili in un Paese dove è impossibile utilizzare gli aerei. La rete ha continuato a funzionare nonostante i bombardamenti russi. I convogli hanno trasportato materiale bellico ma anche le delegazioni straniere. Ora Kamyshin, 38 anni, ha un nuovo incarico: ministro dell’Industria strategica. Dovrà aumentare e migliorare la realizzazione di armi nelle fabbriche locali.

L’industria di Kiev ha una lunga tradizione in campo bellico, nata ben prima dei recenti conflitti. La crisi l’ha costretta però ad operare in condizioni di emergenza trovando soluzioni per integrare l’aiuto esterno. Ha modificato droni civili e militari (un modello da ricognizione è stato trasformato in sistema a lungo raggio), ha perfezionato un tipo di cannone di semovente, ha realizzato un missile — il Neptune — impiegato con successo nell’attacco contro l’ammiraglia russa Moskva in Mar Nero, ha aperto una rete di officine per rimettere in servizio mezzi danneggiati in battaglia e quelli catturati, ha creato un battello-kamikaze, ha rilanciato la produzione di munizioni per artiglieria, ha lavorato per integrare materiale fornito dall’Occidente con piattaforme di concezione «sovietica».

Adesso, però, deve sostenere uno sforzo prolungato. Come hanno più volte indicato gli alleati, è indispensabile che accresca linee autonome contando, in qualche caso, sulla collaborazione europea. Esistono già delle realtà — come il patto con gli slovacchi che ospita impianti per proiettili e riparazione —, altre sono ancora in fase di progettazione. Oltre alle normali difficoltà tecniche c’è la necessità di garantire la protezione dei siti, target privilegiato dei russi.

A proposito di equipaggiamenti. Londra ha annunciato la fine dell’addestramento degli ucraini che dovranno usare i 14 carri Challenger 2 donati dalla Gran Bretagna. Insieme ai tank gli inglesi invieranno 20 blindati Bulldog e 30 cannoni semoventi AS-90. Un passaggio raccontato da un video diffuso dal Ministero della Difesa, dove sono raccontati in dettaglio le fasi del training.

Il programma accompagna quello dei Leopard tedeschi messi a disposizione (o promessi) da numerosi Stati della Nato: secondo fonti ufficiali, numerosi esemplari saranno al fronte entro aprile-maggio. In queste ore il governo ha confermato l’arrivo di 18 tank dalla Germania. L’insieme dei corazzati — carri e blindati — dovrà dare maggiori possibilità a Kiev nelle prossime settimane, se e quando scatterà l’offensiva. Gli esperti ripetono in modo monotono che saranno cruciali le modalità di impiego, l’interazione tra sistemi/mezzi/reparti, le manovre coordinate sul campo e la logistica. I tank hanno bisogno di manutenzione, le operazioni sono usuranti, più c’è tecnologia a bordo e più è necessario disporre di personale in grado di risolvere guai: non in una caserma britannica o statunitense, ma in punti il più vicino possibile al «teatro».

Corriere della Sera, 27 marzo 2023

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