Barack Obama prepara riorganizzazione della Casa Bianca

Numerosi membri dell’amministrazione cambieranno il prossimo anno

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sta preparando una massiccia riorganizzazione della propria amministrazione per potersi misurare con il nuovo Congresso diviso che si insedierà a gennaio e soprattutto per cominciare la propria campagna per la rielezione nel 2012. Barack Obama ha infatti intenzione di massimizzare il potere del ramo esecutivo con l’aiuto di alcuni veterani delle amministrazioni precedenti e di alcuni leader d’industria. Durante le vacanze Obama sta mettendo a punto il proprio piano, con l’intenzione di fare i primi annunci nei primi giorni di gennaio.

Fra le priorità del presidente c’è la ristrutturazione del team economico, a cominciare dal nuovo direttore del National Economic Council. Il favorito sembra essere Gene Sperling, consigliere del segretario al Tesoro Timothy Geithner che aveva già occupato la carica durante l’amministrazione Clinton. Un altro candidato alla successione di Larry Summers potrebbe essere Roger Altman, ex banchiere di Wall Street anche lui veterano dell’amministrazione Clinton.

Il primo cambiamento alla Casa Bianca è stato l’arrivo di David Plouffe, che aveva condotto la campagna elettorale del presidente e che negli ultimi due anni era stato uno dei più stretti consiglieri esterni del presidente. Plouffe arriva a sostituire David Axelrod, che si concentrerà invece sulla campagna di rielezione di Barack Obama insieme a Jim Messina, attualmente vice capo dello staff.

Secondo alcuni funzionari della Casa Bianca a lasciare sarà anche il segretario alla Difesa Robert Gates, mentre il portavoce Robert Gibbs starebbe ancora valutando la possibilità di diventare consigliere del presidente o di lavorare all’esterno della Casa Bianca.

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Wall Street, miglior dicembre degli ultimi dieci anni

I listini guadagnano fra il 5,2% e il 6,7% a dicembre

Nell’ultimo giorno di contrattazioni prima della pausa natalizia Wall Street ha chiuso ieri ai massimi livelli in due anni e si avvia a terminare l’anno con il miglior dicembre dell’ultimo decennio. Nel corso del mese il Dow Jones ha guadagnato infatti il 5,2%, il Nasdaq è cresciuto del 6,7% e lo S&P 500 del 6,7%.

I tre listini hanno chiuso tutti in rialzo nella settimana, con il Dow Jones che ha terminato in crescita per la quarta settimana consecutiva. Il Dow Jones ha chiuso i sette giorni guadagnando lo 0,71%, il Nasdaq lo 0,9% e lo S&P 500 l’1%. Nel corso del 2010 tutti e tre i listini hanno guadagnato oltre il 10%, con il Nasdaq che crescendo del 17,5% nell’arco dei dodici mesi ha ottenuto il risultato migliore.

Ieri il Dow Jones ha guadagnato 14 punti, lo 0,12%, a quota 11.573,49, toccando il massimo dal 28 agosto 2008. Il Nasdaq ha chiuso in calo di 5,88 punti, lo 0,22%, a quota 2.665,60 punti, mentre lo S&P 500 ha terminato la seduta perdendo 2,07 punti, lo 0,16%, a 1.256,77 punti.

A spingere i listini sono stati Alcoa, che ha guadagnato 20 centesimi, l’1,3%, a quota 15,34 dollari per azione, Chevron, che è aumentata di 76 centesimi, lo 0,9%, a 90,68 dollari per azione e Exxon Mobil, che ha guadagnato 40 centesimi, lo 0,6%, raggiungendo quota 73,20 dollari per azione. Notizie meno positive sono giunte da Bank of America, che ha perso 32 centesimi, il 2,4%, a 13,06 dollari per azione, e Walt Disney, calata di 25 centesimi, lo 0,7%, a 37,70 dollari per azione.

Nel corso dell’ultima seduta prima di Natale sono state scambiate poco meno di 3 miliardi di azioni al New York Stock Exchange, molto al di sotto della media del mese di 4,8 miliardi di titoli al giorno.

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Toyota paga 10 milioni di dollari a vittime incidente del 2009

Erano morte 4 persone e aveva portato a milioni di richiami

Toyota ha accettato di pagare 10 milioni di dollari di risarcimento alla famiglia delle vittime di un incidente provocato da una Lexus impazzita nell’agosto 2009 che aveva portato al richiamo di milioni di veicoli. Lo scontro, avvenuto in California, aveva causato la morte di quattro persone: Mark Saylor, un poliziotto di 45 anni, la moglie, la figlia e il cognato. L’ammontare del risarcimento è stato reso pubblico dall’avvocato Larry Willis, che rappresenta il concessionario che aveva venduto l’auto alla famiglia.

Toyota, che non ha né ammesso né negato le proprie responsabilità, ha specificato in un comunicato di essere molto delusa che la somma sia stata resa pubblica. “Come sempre in questi casi”, ha fatto presente la casa automobilistica giapponese, “le parti si erano accordate per mantenere confidenziale il risarcimento, in parte per proteggere le famiglie e per permettergli di voltare pagina in questo difficile periodo”.

L’incidente era stato causato da una Lexus fuori controllo che sull’autostrada di San Diego aveva preso velocità raggiungendo i 200 chilometri orari, e dopo aver colpito un Suv si era capovolta diverse volte prima di prendere fuoco. A provocare l’incidente era stato un tappetino fuori misura che si era impigliato nell’acceleratore.

Dopo l’incidente Toyota aveva effettuato milioni di richiami prima per sostituire il tappetino, poi di nuovo per aggiustare il pedale dell’acceleratore, che secondo l’azienda giapponese poteva incastrarsi.

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Crolla miniera in Florida, uomo intrappolato sott’acqua

Secondo le autorità l’uomo potrebbe essere morto

Un uomo è rimasto intrappolato sott’acqua a causa del crollo di una miniera della Florida. Le autorità hanno comunicato che l’incidente si è verificato a Bushnell, 80 chilometri a ovest di Orlando, e che l’uomo potrebbe essere morto.

L’ufficio dello sceriffo della contea di Sumter ha specificato che il terreno ha ceduto sotto i piedi della vittima, che ancora non è stata identificata. Al momento non sono state rese note altre informazioni.

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Tribù Cherokee si allea con Apple per mantenere viva la propria lingua

L’iPhone potrebbe aiutare nella diffusione della lingua fra giovani

Lauren Hummingbird, una bambina di nove anni di Tahlequah, in Oklahoma, ha chiesto per Natale un iPhone al padre Jamie, impiegato della Cherokee Nation, la più grande della tre tribù indiane Cherokee riconosciute dagli Stati Uniti. Nonostante la domanda potesse essere respinta senza difficoltà, il padre ha reagito in maniera entusiastica alla richiesta della figlia. Il telefono potrebbe infatti aiutare a mantenere in vita il linguaggio della tribù.

La tribù sta lavorando con Apple per sviluppare un software in lingua Cherokee per iPhone, iPod e presto anche per l’iPad. I computer usati alla scuola di lingua della tribù permettono già agli studenti di utilizzare la lingua Cherokee già dal 2003 e hanno una tastiera con gli 85 caratteri Cherokee. L’obiettivo, spiega il capo Cherokee Chad Smith, è infatti quello di diffondere l’uso della lingua fra i bambini nell’era digitale.

I funzionari della tribù avevano contattato Apple a proposito di un software in Cherokee già tre anni fa. Il telefono della casa di Cupertino supportava però solo cinquanta lingue delle migliaia esistenti in tutto il mondo, nessuna delle quali era oltretutto appartenente agli indiani d’America. A dare speranza alla tribù era stata la reputazione di Apple, da sempre favorevole alle innovazioni. Alla fine l’azienda di Steve Jobs ha deciso di accontentare la tribù.

“Se non ti inventi un modo per mantenere la tecnologia eccitante e innovativa nei confronti della lingua”, spiega Joseph Erb, dipendente della divisione linguaggio e tecnologia della Cherokee Nation, “i bambini sono costretti a scegliere nel momento in cui ricevono un telefono. Se il telefono non ha il Cherokee, allora parleranno inglese. Abbandoneranno il Cherokee perché la tecnologia alla moda è in inglese. Per questo motivo dovevamo inventarci tecnologia alla moda in Cherokee”.

L’idea iniziale era di creare un’applicazione per messaggiare in Cherokee. L’iniziativa si è poi allargata, anche grazie ai colloqui fra i dirigenti di Apple e quelli della controparte Cherokee. Secondo Erb i dispositivi Apple che supportano la lingua della tribù sono più popolari fra i ragazzi della scuola di lingua, ma l’uso si sta allargando anche ai membri più anziani. Il Cherokee è finora l’unica lingua degli indiani d’America supportata da Apple.

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Obama spinge per la nomina di Peter Diamond alla Fed

Professore premio Nobel incontra forte opposizione repubblicana

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama presenterà nuovamente la nomina di Peter Diamond, vincitore del premio Nobel per l’economia, alla Federal Reserve nonostante il professore incontri la forte opposizione del nuovo Congresso che si insedierà a gennaio.

La nomina di Diamond era sfumata ieri quando il Senato si è aggiornato senza prendere provvedimenti a riguardo. La Casa Bianca ha comunque reso noto che il presidente farà pressione per la nomina dell’economista.

I repubblicani al Senato si sono opposti alla nomina del professore del Massachusetts Institute of Technology, interrogandosi sulla sua qualifica per il lavoro. La conferma di Diamond sembra dunque molto difficile.

Peter Diamond, che ha vinto a ottobre il premio Nobel, è un’autorità in tema di previdenza sociale, pensioni e tasse. Il board della Federal Reserve è composto di sette seggi.

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Guasto tecnico mette ko software, Skype sospeso per ore

Nel pomeriggio di ieri programma scollegato, oggi ancora disagi

Milioni di utenti di Skype in tutto il mondo sono stati bloccati ieri per diverse ore senza poter utilizzare il programma di servizi telefonici via internet a causa di un “problema del software”.

“Ci scusiamo sinceramente per il disagio”, hanno fatto sapere dall’azienda, “e stiamo lavorando duramente per ristabilire la piena funzionalità del software, sperando di avere maggiori informazioni al più presto possibile”.

Skype, che ha 124 milioni di utenti in tutto il mondo ed è parzialmente di proprietà di Ebay, è rimasto completamente scollegato per più di tre ore nel pomeriggio di mercoledì. Nella serata di ieri l’azienda ha specificato via Twitter che il servizio stava “gradualmente ritornando alla normalità”, ma che sarebbero servite “alcune ore” prima che tutti potessero tornare online. Oltre quindici ore dopo molti utenti avevano ancora problemi a connettersi, specialmente in Asia.

Nel pomeriggio di oggi Skype ha poi comunicato di avere cinque milioni di utenti online, meno di un terzo rispetto alla normale attività. Il disagio, hanno spiegato dall’azienda, era stato causato da un problema di alcune versioni del software.

Il guasto di maggior rilievo di Skype, che sta preparando per il 2011 una vendita di azioni, si era verificato nell’agosto del 2007.

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Vendite di case nuove aumentano a novembre meno aspettative

Dato cresce del 5,5% a 290.000, analisti attendevano 6%

Le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono aumentate a novembre meno delle aspettative, segno che la ripresa del mercato immobiliare continua a essere faticosa. L’economia incerta pesa infatti sulla decisione di acquistare nuove case. Nonostante la domanda di nuove case sia aumenta, i prezzi sono comunque diminuiti.

Il dipartimento del Commercio americano ha comunicato che il dato è aumentato del 5,5% a novembre rispetto al mese precedente, ad un totale di 290.000 unità. A ottobre si era registrato un calo del 10,7%. Gli analisti attendevano una crescita del 6% a 300.000 unità. Rispetto allo scorso anno si è registrato un calo del 21,2%.

Il mercato immobiliare americano ha avuto un’esplosione nella prima parte dell’anno, grazie ad un programma di crediti fiscali offerto dall’amministrazione Obama. Da quando il programma è terminato ad aprile, il numero di acquirenti è crollato. A maggio si era registrato un crollo del 32%.

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Fiducia consumatori in aumento a dicembre, 74,5 punti

Dato in rialzo rispetto ai 71,6 punti di novembre

La fiducia dei consumatori a dicembre è aumentata rispetto a novembre, un segnale incoraggiante per la ripresa economica americana. Secondo l’Università del Michigan, la fiducia a fine dicembre è salita a 74,5 punti, in aumento rispetto ai 74,2 di metà dicembre e ai 71,6 di novembre. Il dato è in linea con le aspettative degli analisti.

Per quanto riguarda le condizioni attuali dell’economia, il dato è calato a 85,3 punti, rispetto ai 85,7 di metà dicembre, ma è aumentato rispetto agli 82,1 di novembre, mentre il dato sulle aspettative future è cresciuto a 67,5 punti, in rialzo rispetto ai 66,8 di metà dicembre e ai 64,8 di novembre.

Le aspettative sull’inflazione per i prossimi dodici mesi sono rimaste stabili, rispetto a novembre, al 3%, ma sono in rialzo rispetto al 2,9% di metà mese, mentre quelle per i prossimi cinque anni sono rimaste invariate al 2,8%.

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Ordini beni durevoli diminuiscono a novembre dell’1,3%

Sul dato influisce forte calo negli ordini di aerei commerciali

Gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti sono calati a novembre più delle aspettative, soprattutto a causa del rallentamento della domanda di aeroplani che ha oscurato la crescita di altri settori. Si tratta del secondo calo consecutivo.

Secondo il dipartimento del Commercio, gli ordini di beni durevoli sono diminuiti a novembre dell’1,3%, a quota 193,71 miliardi di dollari. Il calo è stato più del doppio rispetto alla attese, con gli analisti che attendevano una diminuzione degli ordini dello 0,6% a novembre.

Ad affossare il dato è stato un calo del 53,1% negli ordini di aeroplani commerciali. Escludendo il settore dei trasporti gli ordini di beni durevoli sono aumentati a novembre del 2,4%, dopo il calo dell’1,9% registrato a ottobre.

Senza calcolare il settore della difesa si sarebbe registrato un aumento pari al 2,6%, segno che le industrie stanno spendendo mentre l’economia continua la ripresa. Nel mese di ottobre gli ordini erano calati del 3,1%.

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Spese per consumi e redditi personali in aumento modesto

Dato frenato da tasso di disoccupazione e mercato del lavoro

Le spese per consumi negli Stati Uniti sono state modeste a novembre, dopo essere cresciute in ottobre con il passo più rapido in oltre un anno. Allo stesso tempo i redditi personali sono cresciuti leggermente più delle aspettative.

Il dipartimento del Commercio ha comunicato che le spese per consumi sono aumentate a novembre dello 0,4%, dopo essere cresciute più delle attese in ottobre dello 0,7%. I redditi personali sono aumentati dello 0,3%. Gli analisti attendevano un incremento dello 0,5% per quanto riguarda le spese per consumi e dello 0,2% per quanto riguarda i redditi personali.

Le spese per consumi, che rappresentano circa il 70% della domanda nell’economia americana, sono rimaste fiacche nonostante la ripresa economica sia già cominciata. A trattenere i consumatori sono soprattutto un tasso di disoccupazione persistentemente alto e un mercato del lavoro in difficoltà.

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Obama e le tasse, il gioco delle tre carte

Il presidente accusato di essere inginocchiato ai repubblicani

Le polemiche sull’accordo del presidente degli Stati Uniti Barack Obama e i repubblicani riguardo alla proroga dei tagli fiscali dell’era Bush, che scadranno il 31 dicembre, non accennano a placarsi. Ieri i democratici alla Camera si sono opposti al compromesso, mettendo in discussione settimane di negoziati. La questione ha spaccato il partito del presidente, con parecchi esponenti che hanno preso le distanze dalla Casa Bianca a causa dell’estensione, fortemente voluta dai repubblicani, dei tagli fiscali per tutti gli americani, compresi i più benestanti.

Nonostante questo però Barack Obama continua ad essere fiducioso. Lo ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs, lo ha confermato il presidente stesso in un’intervista alla National Public Radio, dove ha specificato di attendere un accordo finale. “Quello di cui sono convinto”, ha spiegato Obama, “è che nessuno, democratici o repubblicani, vuole vedere gli stipendi delle persone diminuire l’1 gennaio perché il Congresso non ha agito”.

Obama ha comunque aggiunto che verranno effettuati piccoli cambiamenti per placare le preoccupazioni dei democratici di Camera e Senato, ma la legge “assomiglierà alla bozza che è stata messa insieme”.

Le ripercussioni dell’accordo però non si sentono solo a Washington, ma anche nel resto degli Stati Uniti. Il malcontento per quella che è stata vista come una resa del presidente si è diffuso non solo fra deputati e senatori, ma anche fra i sostenitori e soprattutto fra i donatori. Un risvolto che potrebbe andare a toccare la campagna elettorale del 2012.

“Non penso di sostenere Obama e la sua rielezione”, ha spiegato il manager di hedge fund dello Utah Art Lipson, che alle ultime elezioni ha donato centinaia di migliaia di dollari al partito democratico e ai suoi alleati. “Ha tante grandi qualità, ma non è un combattente. Mi sono incontrato con alcuni donatori e il livello di disappunto è estremamente alto”.

“Mi preoccupa”, conferma Paul Egerman, imprenditore di Boston che dice di sentirsi per la prima volta deluso da Obama. “Mi deve convincere che non aveva alternative”. Più duro Guy Saperstein, ex avvocato e attivista ambientale californiano. “Non finanzierò di nuovo la sua candidatura”.

Il sospetto che però aleggia sui circoli democratici è più profondo. Molti cominciano a considerare l’operato di Obama un gioco a tre. Il presidente potrebbe infatti cercare di allontanarsi dal suo impopolare partito. A sostenerlo è, fra gli altri, la rivista liberal New Republic. Dan Pfeiffer, direttore delle comunicazioni della Casa Bianca però si oppone. “La triangolazione, come la vedo io, è una strategia politica intenzionale per guadagnarsi i voti in bilico. Non è quello che il presidente sta facendo e non è la nostra strategia”.

“Molti a sinistra dicono che dovremmo combattere anche se le tasse della gente dovessero salire”, continua Pfeiffer. “Il presidente è fortemente contrario con questa posizione”.

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Obama resterà impegnato nel processo di pace in Medioriente

Casa Bianca conferma impegno dopo fallimento trattative

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama “resterà impegnato” nel processo di pace in Medio Oriente nonostante il fallimento della trattativa per bloccare un insediamento israeliano. “Il presidente sa che questo processo non sarà semplice e richiederà un impegno continuo e costante del nostro paese”, ha fatto presente in conferenza stampa il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs.

“Nonostante le battute d’arresto a breve termine”, ha continuato Gibbs, “il presidente resta impegnato”. Con le sue parole Gibbs ha sottolineato l’ennesimo sforzo diplomatico degli Stati Uniti per rimettere in carreggiata i negoziati, avvenuto mentre a Washington i funzionari dell’amministrazione Obama, fra cui il segretario di Stato Hillary Clinton, si stanno incontrando con rappresentanti israeliani e palestinesi.

I colloqui di pace avevano subito una forte battuta d’arresto questa settimana quando Washington aveva ammesso di non essere riuscita a bloccare un nuovo insediamento israeliano dopo settimane di trattative diplomatiche. Un annuncio che aveva segnato la fine dei colloqui diretti fra israeliani e palestinesi.

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Casa Bianca non andrà in vacanza senza ratifica Start

Robert Gibbs fiducioso che il Congresso ratificherà trattato

La Casa Bianca ha annunciato oggi che non andrà in vacanza a Natale fino a quando il trattato Start di non proliferazione nucleare non sarà ratificato, e si è detta fiduciosa di un solido sostegno da parte del Senato americano.

“Dobbiamo ottenere più di 67 voti” su 100, necessari per ratificare i trattati internazionali al Senato, ha spiegato il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs in conferenza stampa. “Penso che il Congresso non si scioglierà prima che lo Start sarà ratificato, e sarà ratificato. Lo Start sarà adottato grazie a un solido voto dei due partiti”, ha aggiunto Gibbs.

Quando a Gibbs è stato chiesto se Obama, che in genere passa le vacanze di Natale alle Hawaii, resterà a Washington fino a quando il Senato non avrà ratificato il trattato, ha risposto: “penso di si”.

Il nuovo trattato, firmato ad aprile dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e da quello russo Dmitri Medvedev, prevede la limitazione delle testate nucleari a un massimo di 1.550 per entrambe le potenze.

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Senatrici Snowe e Collins annunciano appoggio trattato Start

Ai democratici servono altri 6 voti repubblicani

Olympia Snowe e Susan Collins, senatrici repubblicane moderate del Maine, hanno annunciato in due comunicati separati che daranno il proprio sostegno al nuovo trattato Start di disarmo nucleare con la Russia. La decisione delle senatrici, spesso fondamentali per l’amministrazione Obama, accresce le possibilità di una ratifica entro la fine dell’anno.

Con loro sale a tre il numero dei repubblicani che hanno annunciato ufficialmente il proprio appoggio al trattato, una delle priorità del presidente Obama, ma altri membri dell’opposizione hanno lasciato intendere che faranno lo stesso.

I tempi per la ratifica del trattato si fanno stretti. Attualmente i democratici, che controllano 58 seggi su 100 al Senato, hanno bisogno di nove voti per poter raggiungere il risultato. Dopo l’insediamento del nuovo Congresso a gennaio però la cifra salirà a quattordici.

Il nuovo trattato, firmato ad aprile dal presidente Barack Obama e dal suo omologo russo Dmitri Medvedev, prevede la limitazione delle testate nucleari a un massimo di 1.550 per entrambe le potenze.

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