Martedì in plenaria: Trattato, bilancio e carta blu

Un accordo accolto con favore dagli eurodeputati presenti in Aula, quello raggiunto dai leader europei lo scorso fine settimana a Lisbona. Il nuovo trattato riformato, questo quanto emerso nel dibattito di martedì, “garantirà un’Unione europea più democratica, trasparente ed efficiente”. A seguire, i deputati hanno discusso del bilancio per il 2008 insistendo sulla necessità di aumentare il finanziamento del progetto satellitare di navigazione europeo Galileo.

Spazio inoltre alla nuova carta blu per attrarre immigrazione qualificata nell’Ue.
 
Il nuovo trattato
 
Il premier portoghese José Sócrates, in rappresentanza del Consiglio, ha dichiarato che “l’Europa ha ottenuto ciò che voleva, un accordo in tempi stretti, un accordo che la proietti nel futuro”. Sócrates, che ha sottolineato come l’Europa “esca rafforzata”, ha enunciato i vantaggi del nuovo testo. In particolare, l’accresciuta partecipazione parlamentare, compresi i parlamenti nazionali, un miglior processo decisionale con l’estensione della maggioranza qualificata, un chiaro elenco dei campi in cui gli Stati membri trasferiscono la responsabilità all’Ue e l’inclusione della Carta dei diritti fondamentali a carattere vincolante.
 
Per quanto riguarda la nuova composizione dei seggi al Parlamento europeo dopo il 2009, il primo ministro portoghese ha confermato “pari diritti” per tutti i paesi rappresentati nell’Assemblea che conterà con 750 deputati più uno, il suo presidente.
 
La parola ai deputati
 
Positivo, in generale, il commento dei vari leader dei gruppi politici, anche se il testo, hanno fatto notare, “avrebbe potuto essere più ambizioso”. Joseph Daul, capo delegazione del gruppo del partito popolare europeo e dei democratici europei (PPE-DE), ha dichiarato che “ora disponiamo di un progetto europeo orientato verso i cittadini, mentre il leader del gruppo socialista Martin Schulz  (PSE), ha sottolineato come ora occorra muovere l’agenda politica verso le preoccupazioni della gente e “concentrarsi su quello che i cittadini vogliono da noi”.
 
Graham Watson, a nome del gruppo dell’allenza dei democratici e dei liberali per l’Europa (ALDE), si è invece rammaricato della “povertà delle aspirazioni” alla base del nuovo accordo, anche se ha riconosciuto che il nuovo trattato “ci dà la capacità di affrontare le sfide della globalizzazione”. Il collega Brian Crowley, in rappresentanza del gruppo unione per l’Europa delle nazioni (UEN), ha definito il nuovo accordo “quello di cui l’Europa aveva bisogno”, mentre la presidente del gruppo dei verdi Monica Frassoni (Verdi/ALE), ha dal canto suo fatto notare come l’accordo rappresenti “un passo indietro rispetto al precedente trattato costituzionale”.
 
Francis Wurtz, capo delegazione del gruppo confederale della sinistra unitaria europea (GUE/NGL), ha rimarcato l’insuccesso dei leader europei nel far proprie le lamentele della gente. Fra i contrari al risultato di Lisbona, il deputato Nigel Farage del gruppo indipendenza/democrazia (Ind/Dem), che ha definito il nuovo trattato “una copia” della costituzione presentata dagli “euronazionalisti”, mentre il francese Jean-Marie Le Pen del gruppo Identità, trazione, sovranità (ITS), lo ha tacciato di “minaccia all’indipendenza e all’identità nazionali”.
 
Il bilancio 2008
 
Nel pomeriggio si è discusso del budget dell’Unione europea per il 2008, che prevede un incremento generale delle finanze. I maggiori benefici dovrebbero essere per il progetto Galileo, sistema di navigazione satellitare, e per gli aiuti a Palestina e Kosovo.
 
Il deputato finlandese, Kyösti Virrankoski, del gruppo dell’alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (ALDE), si è espresso in maniera critica sui tagli imposti al budget rispetto alla proposta iniziale riguardanti lo sviluppo e il lavoro, definendoli “una priorità”. Virrankoski si è invece detto favorevole all’aumento dei fondi per Galileo e per l’Istituto europeo della tecnologia: “Se non stanziassimo fondi sarebbe la fine di questi progetti”.
 
Il deputato britannico James Anhworth, del gruppo del partito popolare europeo e dei democratici (PPE-DE) ha commentato dicendo che “il bilancio si sta muovendo nella giusta direzione”. La collega francese Catherine Guy-Quint, parlando a nome del gurppo socialista (PSE), ha invece detto: “La crescita economica è stata piuttosto limitata, e non basta ad accompagnare le speranze di sviluppo della politica europea”.
La proposta verrà votata giovedì 25 ottobre.
 
La carta blu per gli immigrati
 
Via alla “carta blu”, il sistema di controllo dell’immigrazione proposto per i lavoratori qualificati dei paesi terzi, presentato in conferenza stampa dal presidente della commissione parlamentare libertà civili Jean-Marie Cavada, del gruppo dell’alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (ALDE), che ha dato il benvenuto alla nuova proposta della Commissione europea, facendo però notare il “pericolo della fuga di cervelli dai paesi in via di sviluppo”..
 
Claudio Fava, deputato italiano del gruppo socialista (PSE), ha invece chiesto una maggiore e reale mobilità: “Il testo finale dovrà essere più coraggioso, favorendo un movimento libero, vero ed effettivo dei lavoratori in tutto il territorio europeo”.
 
Limite ai pesticidi
 
Il Parlamento ha infine approvato la nuova legislazione sui pesticidi. Gli eurodeputati hanno votato un testo che vieta l’utilizzo dei pesticidi nell’aria e vicino ai corsi d’acqua. E’ stato inoltre deciso di bandire o per lo meno limitare l’uso di queste sostanze in parchi e campi sportivi. Si attende ora la conferma o la controproposta degli Stati membri.

In the News

In questa settimana di sessione plenaria a Strasburgo gli eurodeputati discuteranno e voteranno, fra gli altri, un rapporto sui pesticidi e uno sulle emissioni di CO2 delle automobili. In agenda anche il bilancio dell’Ue per il 2008 e le relazioni con Russia, Serbia e Afghanistan. In settimana saranno inoltre annunciati i vincitori del Premio Sacharov 2007 e del Premio cinematografico Lux 2007.
 
Il dibattito principale di questa sessione riguarderà però il nuovo trattato di riforma e il vertice di Lisbona. Segui  in diretta su EP Live questi e altri appuntamenti!

Il regista Klapisch: Sostenere la creatività dei giovani registi

Cala il sipario sulla tre giorni di cinema europeo tenutasi al Parlamento europeo di Bruxelles dal 16 al 18 ottobre. Un appuntamento che ha rilanciato il dibattito sul ruolo, l’identità e il peso culturale del cinema nelle politiche europee. Fra le varie personalità invitate, alcuni registi di fama internazionale come Cédric Klapisch o Radu Mihaileanu, oltre a eurodeputati e addetti del mondo del cinema.

Sentiamo cosa ci ha raccontato uno di loro, il regista de “L’appartamento spagnolo”, Cédric Klapisch.
 
Si può affermare che il cinema europeo attraversa un momento di crisi?
 
“Indubbiamente, molta della cinematografia europea è semplicemente scomparsa”, esordisce Klapisch. “Trenta o cinquant’anni fa i film erano pieni di valore, oggi non va, semplicemente perchè molti film non arrivano a essere prodotti. Da piccolo –  ricorda il regista – andavamo a vedere Bergman, Fellini, i film svedesi o italiani, oggi un quindicenne non lo fa più. E per due motivi: l’egemonia dell’industria cinematografica americana e la logica del profitto e non del tratto culturale”.
 
“É un peccato vedere che l’Europa dell’Est, ad esempio, ha perso la sua cinematografia perché i realizzatori di film sono scappati negli USA”.
 
Meglio lasciare il destino del cinema al mercato o puntare sul finanziamento pubblico?
 
“In realtà sono contro entrambi questi estremi: contro il finanziamento pubblico e contro un mercato completamente sregolato. In Francia esiste un sistema peculiare: ci sono tutta una serie di aiuti a 360° al cinema francese, compreso il sostegno finanziario. Ad esempio, parte dei profitti di un film di successo vanno ad altri film. Le sale cinematografiche che proiettano film di successo dovranno inoltre devolvere parte dei loro profitti all’industria cinematografica, e così via… In questo modo non tutti i finanziamenti sono pubblici e in generale si lascia maggiore libertà all’industria del cinema.
 
La crisi del Cinema europeo
 
La crisi del cinema europeo è una questiona annosa e che tocca ogni nazione. I film americani fanno incassi da capogiro mentre quelli europei restano sovente sconosciuti. Cédric Klapisch ci racconta il suo punto di vista: “La cinematografia europea è in crisi perchè non prova a salvaguardarsi. Amélie, La vie des Autres, Les Choristes e altri film europei hanno avuto successo puntando su una logica nazionale, artistica e non commerciale.
 
Dobbiamo credere al punto di vista europeo, e svilupparlo – continua il regista – Fellini mi ha aiutato a capire l’Italia, Almodóvar la Spagna, Kusturica i paesi della ex-Jugoslavia, Forman la Repubblica Ceca….Credo che i film commerciali e i film artistici possano coesistere”.
 
Il lato politico del cinema
 
Il protagonista de “L’appartamento spagnolo”, Xavier, scappava dall’Europa istituzionale. Cédric Klapisch, arriva invece al Parlamento europeo. C’è un qualcosa di ironico in questo scambio…”Potrebbe sembrare così – spiega Klapisch – ma io qua vengo di corsa, e non sono il solo. Insieme ad alcuni colleghi abbiamo capito che questo dialogo istituzionale è molto importante. Dobbiamo evitare la corsa al profitto, dannosa al movimento cinematografico e ai cittadini stessi. Inoltre, con  la rivoluzione digitale, in tre anni la situazione peggiorerà”.
 
Il cinema dei giovani
 
La preoccupazione del regista francese sembra soprattutto rivolta ai giovani registi. “Sono preoccupato per loro, perché nessuno in Europa ha interesse a sostenerne la creatività, e questa andrà persa. Oggi è difficile per i giovani entrare nel mercato cinematografico, ma io voglio aiutarli. Se qualcuno non mi avesse, non sarei qui oggi!”.

Vertice di Lisbona: Il momento della verità

L’ora x è scoccata. Giovedì 18 e venerdì 19 ottobre i leader dei 27 Stati membri dell’Unione europea si ritrovano infatti a Lisbona per siglare quello che da molti è stato già definito “un accordo storico”. Un accordo che, con l’adozione del nuovo trattato riformato, permetterà di porre le basi per il funzionamento dell’Europa di domani.

Al vertice, coordinato dalla presidenza di turno portoghese dell’Ue, prenderanno parte fra gli altri, il Presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Pöttering, i capi di Stato, di governo e i ministri degli esteri dei 27 paesi membri dell’Ue. Presenti anche il Presidente della Commissione europea José Barroso, l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier Solana e tre eurodeputati in rappresentanza del Parlamento europeo.
 
Il tedesco Brok, del gruppo del partito popolare europeo e dei democratici europei (PPE-DE), lo spagnolo Enrique Barón Crespo del gruppo del partito socialista europeo (PSE) e il britannico Andrew Duff del gruppo dell’alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (ALDE) saranno a Lisbona a difendere un mandato preciso dell’Euroassemblea: la definizione del concetto di cittadinanza europea e l’inclusione nel nuovo trattato della carta dei diritti fondamentali.
 
Un accordo il prima possibile
 
La conferenza intergovernativa lanciata lo scorso 23 luglio dalla presidenza portoghese era stata incaricata di redigere il nuovo trattato, dopo i no di Francia e Olanda e le riserve di alcuni governi. Il 5 ottobre è stato presentato un nuovo testo. Ora tocca ai leader dell’Ue sottoscriverlo all’unanimità. Sul tavolo delle trattative anche la nuova distribuzione dei seggi al Parlamento europeo, secondo la proposta dell’Europarlamento.
 
Il testo, affidato a due relatori, il rumeno Adrian Severin, del gruppo socialista (PSE) e il francese Alain Lamassoure del gruppo del partito popolare europeo e dei democratici (PPE-DE), è stato adottato dal Parlamento l’11 ottobre. La proposta fissa il numero massimo dei deputati a 750, contro i 736 previsti dal precedente trattato di Nizza, e pone un limite: nessuno paese potrà avere più di 96 o meno di 6 seggi.
 
Tre, due, uno: Ratifica
 
Se si troverà l’accordo a Lisbona, toccherà poi a ogni Stato membro ratificarlo, in vista delle prossime elezioni europee del giugno 2009. Durante il dibattito in plenaria lo scorso 10 ottobre, la maggioranza dei deputati dei vari gruppi politici aveva già appoggiato la proposta, mettendo l’accento sull’importanza di ritornare quanto prima “a parlare dei problemi dei cittadini europei”.

http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/008-11641-291-10-42-901-20071012STO11628-2007-18-10-2007/default_it.htm

Il presidente serbo Dulić: “Integrazione europea risposta ai problemi della società”

Dopo un lungo periodo di incertezza iniziato all’indomani delle elezioni politiche della scorsa primavera in Serbia, dovuto in parte all’attitudine del paese balcanico di procedere o meno verso un futuro ‘a dodici stelle in campo blu’, il neo eletto presidente Oliver Dulić, dello schieramento democratico, è riuscito finalmente a convocare lo scorso 1 ottobre il nuovo Parlamento. Il futuro dovrebbe ripartire da qui.

Appena 32enne, ex-studente ribelle, Dulić incarna la Serbia di domani, protesa verso una sempre maggiore integrazione europea.

I segni di una storia tormentata
 
Una storia tormentata quella dell’ex-paese jugoslavo, segnata dagli anni del regime di Milošević, dal conflitto sanguinario che ha dilaniato la ‘grande Jugoslavia’  di Tito, le violenze in Kosovo, le sanzioni dell’ONU… e culminata nell’attacco delle forze NATO del 1999. Ma il tunnel imboccato non vede ancora oggi la fine, almeno fino a quando non saranno consegnati tutti i criminali di guerra ricercati dal Tribunale penale internazionale. Un tunnel lungo e tortuoso, riflesso negli edifici sventrati ma ancora presenti al centro di Belgrado, come a ricordare un passato non ancora digerito.
 
Come risultato di questi anni bui, la Serbia è stata di fatto tagliata fuori dal resto dell’Europa. Ancora oggi, oltre il 70% degli studenti non ha mai viaggiato al di fuori dei confini nazionali, anche perché un visto per l’espatrio può a volte risultare irraggiungibile. Nelle facce della gente a Belgrado c’è però voglia di riscatto, desiderio di un futuro fatto di pace e prosperità da regalare alle nuove generazioni.

 
In occasione del seminario interparlamentare fra i due blocchi tenutosi la scorsa settimana nella capitale serba, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro battute con il presidente Dulić. Ecco cosa ci ha detto.
 
La Serbia nell’Unione europea
 
L’ingresso in Europa della Serbia fa molto discutere in seno al Parlamento serbo. Il presidente Dulić si ritiene un politico europeista e guarda con favore al ruolo dell’Unione europea nei Balcani. “La decisione finale sul Kosovo rappresenta il fattore chiave delle nostre relazioni con l’Unione europea – esordisce – e su questo abbiamo dibattuto e dibatteremo a lungo. Io, personalmente, ritengo molto positivo l’impegno dell’Ue per una soluzione che rispetti gli standard internazionali e allo stesso tempo gli interessi delle due parti in causa”. Dulić ci fa poi partecipi del sentimento generale che pervade il paese: “Per la Serbia è cruciale un compromesso,  che non solo ci aiuti a salvare la faccia, ma che porti finalmente a una storica riconciliazione fra serbi e albanesi, elemento centrale per la stabilità dell’intera regione”.
 
Lanciando uno sguardo al futuro ingresso della Serbia nell’Ue, Dulić si mostra abbastanza fiducioso: “Al riguardo c’è un dibattito in corso in seno all’Unione europea, anche se c’è chi nutre forti dubbi sul fatto che la zona balcanica possa fare un giorno parte dell’Europa. Ma sono sicuro che se arriveremo a una soluzione in Kosovo, il processo di adesione continuerà più facilmente”.
 
Il popolo serbo e l’idea d’Europa
 
Il popolo serbo sembra aver risposto positivamente all’idea di un futuro nell’Unione europea. “Gli ultimi sondaggi – racconta il presidente serbo – ci dicono che il supporto della popolazione è salito a oltre il 70%, un risultato molto incoraggiante per chi, come noi, sta lavorando per cambiare questa società”. I problemi ci sono, ma Oliver Dulić sembra non preoccuparsene più di tanto. “E’ normale che ci sia qualcuno che non la pensa così, dato che questo cambiamento avrà un grosso impatto sulla vita di tutti, e a questo punto iniziale del processo è legittimo essere pessimisti”.
 
Dulić è però sicuro che un eventuale ingresso in Europa significherebbe un miglioramento delle condizioni di vita del suo paese: “Con l’Ue avremmo una vita più normale, sicura, così come un’economia solida. Pur con i problemi interni che stiamo vivendo, unitamente alle tensioni sociali e alla situazione economica incerta, che rendono il momento difficile, sono sicuro che la popolazione starà dalla nostra parte. L’Ue rappresenterà un fattore di stabilizzazione, ci aiuterà a risolvere molti problemi”.
 
La gioventù come valore aggiunto
 
Il presidente dell’assemblea nazionale serba è molto giovane. “Ho 32 anni”, dice, “il doppio di quelli della democrazia serba! Rappresento una nuova generazione di politici, non legata al fardello del passato”. La sua giovane età la sente quindi come un chiaro vantaggio: “Il mio partito ha puntato su di me per riuscire a portare un’aria nuova nella vita politica del paese, e per spingere altri partiti a fare lo stesso. Sono sempre pronto a trovare compromessi, e questo, forse, è il motivo per cui sono qua, in questo delicato momento per la Serbia”.

http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/008-11638-288-10-42-901-20071012STO11625-2007-15-10-2007/default_it.htm

Gli eurodeputati: Stop alla “dis”criminazione!

Più del 10% dei bambini europei è affetto da disturbi del tipo “dis”, come la disfasia, la disprassia, la dislessia, la discalculia o i disturbi da deficit dell’attenzione. Mercoledì 10 ottobre gli eurodeputati hanno indirizzato una dichiarazione scritta alla Commissione e al Consiglio chiedendo di redigere uno statuto a favore dei bambini colpiti da queste patologie, mettendo l’accento sulla discriminazione e l’esclusione sociale a cui vanno incontro.

Nonostante questi disturbi ostacolino fortemente la comunicazione e l’apprendimento sin dalla giovane età, spesso passano inosservati. Ecco perchè sarebbe necessario offrire loro un trattamento specifico nell’ambito di strutture appropriate.
 
La complessità del fattore “dis”
 
La disfasia è un disturbo del linguaggio che consiste in una menomazione nell’uso delle parole e nella comprensione dei discorsi. La disprassia prevede invece una perdita parziale dell’abilità di coordinare ed eseguire alcuni movimenti e gesti, in assenza di menomazioni sensoriali o motorie.
 
La dislessia è una disabilità specifica dell’apprendimento, che si manifesta innanzitutto nella difficoltà con il linguaggio scritto, soprattutto nella lettura e nello spelling. Non è però un handicap intellettivo, dal momento che le persone colpite hanno spesso un’intelligenza nella media o superiore. La discalculia è infine un disturbo dell’apprendimento, chiamato anche dislessia matematica, che induce ad invertire la digitazione dei numeri, rendendo difficile l’esecuzione di funzioni matematiche di base.
 
Una firma per crescere meglio
 
La dichiarazione è stata firmata da oltre metà dell’Euroassemblea, numero necessario per renderla documento ufficiale. Il Presidente del Parlamento Hans-Gert Pöttering ha pertanto comunicato lo scorso 10 ottobre durante la sessione plenaria la sua ricevibilità e la conseguente adozione come atto del Parlamento.  
 
Fra i numerosi deputati dei diversi gruppi politici che l’hanno sponsorizzata, segnaliamo l’eurodeputata italiana Roberta Angelilli del gruppo unione per l’Europa delle nazioni (UEN), le colleghe Marie Panayatopoulos e Anna Záborská, del gruppo del partito popolare europeo e dei democratici (PPE-DE), il deputato britannico del gruppo socialista Richard Howitt (PSE) e la deputata irlandese Kathy Sinnot del gruppo indipendenza e democrazia (IND/DEM). Gli stessi, assieme alla deputata italiana Amalia Sartori del gruppo del partito popolare europeo (PPE-DE) e a Zita Gurmai del gruppo socialista (PSE),  hanno inoltre presentato un’interrogazione scritta chiedendo “una strategia europea in materia di diritti del bambino”.
 
La dichiarazione sarà ufficialmente adottata dal Parlamento europeo nella seduta del 12 novembre prima di essere inclusa nella lista degli atti adottati.
 
Basta con la “dis”criminazione
 
Gli eurodeputati vogliono promuovere e incoraggiare la creazione di una rete europea multidisciplinare sulle specifiche difficoltà nell’apprendimento per raccogliere e studiare informazioni utili alla cura di tali sindromi.  Allo stesso tempo, lo scopo è quello di studiare e mettere a punto un’azione transnazionale e instaurare un dialogo istituzionale.
 
La dichiarazione presentata dagli europarlamentari è un impegno a rendere le informazioni più accessibili e a individuare, aiutare e trattare i disturbi in anticipo e in strutture appropriate. Si tratterebbe di creare istituti pedagogici per bambini e adolescenti, e strutture che integrino i giovani affetti da simili disturbi nel mondo del lavoro.
 
Dichiarazioni scritte: come funziona?
 
Un eurodeputato o un gruppo di massimo 5 deputati può presentare una dichiarazione scritta per lanciare o rilanciare un dibattito su un tema di competenza dell’Unione europea. Qualora il testo riceva il sostegno della maggioranza degli eurodeputati,  viene inviato al Presidente che lo comunica a tutti i deputati nell’emiciclo e poi recapitato alle istituzioni nominate nel testo.

Conferenze stampa al Parlamento

Il rapporto sulla nuova composizione del Parlamento europeo dopo le elezioni del 2009 è stato adottato nella seduta plenaria giovedi 11 ottobre. Ascolta la conferenza stampa dei relatori Alain Lamassoure (PPE-DE) e Adrian Severin (PSE).
 
Nella stessa giornata il deputato Raül Romeva i Rueda (Verdi/ALE) e la collega Anna Záborská (PPE-DE), presidente della commissione parlamentare sui diritti delle donne e l’uguaglianza fra i sessi, hanno tenuto subito dopo l’ok della plenaria, una conferenza stampa sugli omicidi delle donne in America centrale e Messico.

Premio Sacharov 2007: In difesa dei diritti dell’uomo

 

il logo

Nella corsa al Premio Sacharov 2007 gli eurodeputati hanno ascoltato mercoledì pomeriggio le testimonianze di alcuni amici, giornalisti e difensori dei diritti dell’uomo sui tre finalisti di quest’anno. Nell’evento organizzato dalla sottocommissione parlamentare per i diritti dell’uomo si è parlato anche della situazione in Darfur, Russia e Cina.
 
Zeng Jinyan e Hu Jia: la loro battaglia quotidiana
 
E’ stato uno dei leader del gruppo dei verdi (Verdi/ALE), il deputato tedesco Daniel Cohn-Bendit, a presentare i candidati proposti dal suo gruppo, i ‘dissidenti informatici’ Zeng Jinyan e Hu Jia, definendoli “figli della rivolta a Piazza Tianamen”.

Cohn-Bendit ha poi puntato il dito sulle prossime olimpiadi di Pechino: “Le Olimpiadi saranno un momento decisivo per ricordare l’anomalia cinese”, aggiungendo che “internet non è libero, ma controllato e monitorato minuziosamente”.
 
Durante la presentazione è intervenuta Marie Holzman, della Federazione internazionale per i diritti umani, che ha rivolto parole dure nei confronti delle autorità cinesi. “Andare ai giochi olimpici – ha spiegato – potrebbe dare una maggiore legittimità al regime cinese….è una situazione che definirei kafkiana”. La Holzman ha poi aggiunto: “Il prezzo che pagano i difensori dei diritti umani, e le loro famiglie, è molto alto. I diritti umani esistono solo sulla carta”.
 
“Il popolo cinese ha paura”

Sentita la testimonianza di Cai Chongguo, capo redattore del China Labour Bulletin, dissidente cinese in esilio a Parigi. “Il popolo cinese ha paura, Zeng Jinyan e Hu Jia non si arrendono al cinismo politico, ma cercano di raccontare ai propri connazionali la verità”. Le sue parole suonano come una richiesta d’aiuto: “Abbiamo bisogno di supporto internazionale, di pulizia verso le olimpiadi. Le autorità vogliono controllare tutto, e cresce il regime di censura. La Cina deve rendere conto di parecchie cose prima delle Olimpiadi, dalla situazione a Burma a quella in Tibet, fino ai problemi ambientali”.
 
Salih Mahmoud Osman: una speranza per il Darfur
 
Il candidato sudanese, Salih Mahmoud Osman, è stato presentato dal deputato portoghese José Ribeiro e Castro, del gruppo del partito popolare europeo (PPE-DE), e dal collega spagnolo Josep Borrell Fontelles del gruppo socialista (PSE), entrambi in Darfur lo scorso luglio. Ribeiro ha evidenziato gli sforzi messi in campo e le sventure subite dall’avvocato, lodandone l’impegno per fermare “le tremende sofferenze nella regione africana”, quelle che Borrell ha definito “una delle più grandi tragedie del nostro tempo”.
 
La voce del Darfur
 
Osman Hummaida, avvocato ed ex collega di Salih Mahmoud Osman, nonché ex responsabile dell’Organizzazione sudanese contro la tortura, ha raccontato la sua esperienza personale e quella dell’amico: “Le vittime non possono avere un avvocato, c’è una giustizia sommaria e non c’è il tempo per appellarsi. Il 95% dei processi si conclude con la pena di morte o con l’amputazione. Salih Mahmoud Osman ha raccolto statistiche, ha creato una rete di avvocati e un centro di riabilitazione per le vittime delle torture. Non è solo un avvocato, ma anche un parlamentare. Una voce per il Darfur”.
 
Anna Politkovskaya: un diario per i diritti umani
 
Elmar Brok, deputato del gruppo del partito popolare e dei democratici europei (PPE-DE), ha presentato Anna Politkovskaya, la giornalista russa uccisa un anno fa, facendo notare però che ognuno dei tre candidati meriterebbe il Premio Sacharov per il proprio impegno. “Anna Politkovskaya è l’esempio perfetto per questo premio”, ha affermato Brok, “una voce critica che ha fatto luce sulla seconda guerra cecena”.
 
Numerose le parole di sostegno. “La sua testimonianza è servita a catturare diversi criminali di guerra…le libertà sono andate scomparendo nel corso degli anni, e sono aumentate le violazioni dei diritti umani nel paese, senza che vi fosse la possibilità di raccontarle”, ha riferito Aude Merlin, docente dell’Université Libre de Bruxelles.
 
Un passato ancora presente
 
“Questa candidatura rappresenta un segnale di solidarietà e supporto che può aiutare nelle indagini”, ha aggiunto Sergieï Sokolov, ex-collega di Anna Politkovskaya e capo redattore della Novaya Gazeta, giornale che ha visto morire 5 giornalisti in 15 anni. “L’Unione sovietica si sta risvegliando nella Russia di oggi, e c’è una specie di impunità per l’omicidio di giornalisti nel nostro paese”, ha aggiunto.
 
“Un omicidio politico, dovuto alla condizione di intolleranza all’opposizione e al giornalismo creata dal governo”. Con queste parole Karinna Moskalenko, avvocato della famiglia di Anna Politkovskaya, ha definito il caso. “Il diritto alla vita è stato violato – ha dichiarato – e da qui nasce la decisione di registrare il caso alla Corte europea per i diritti umani”. Ana Maria Gomes, deputata portoghese del gruppo socialista (PSE), ha voluto sottolineare il ruolo cruciale che possono avere “giornalisti tanto coraggiosi”, mentre il collega polacco Jacek Saryusz-Wolski, del gruppo del partito popolare europeo (PPE), ha tenuto a precisare il possibile impatto che questo premio può avere.
 
Il 25 ottobre i leader dei gruppi politici sceglieranno il vincitore dell’edizione 2007.

I finalisti del Premio Sakharov 2007: Anna Politkovskaya

La giornalista russa Anna Politkovskaya (a titolo postumo), l’avvocato sudanese Salih Mahmoud Osman e i dissidenti cinesi Zeng Jinyan e Hu Jia sono i finalisti di quest’anno del premio Sakharov, il riconoscimento annuale del Parlamento europeo per la libertà di pensiero. Il 25 ottobre i leader dei gruppi politici sceglieranno fra loro il vincitore. 

Anna Politkovskaya (30 agosto 1958 – 7 ottobre 2006)

Giornalista russa e opinionista della Novaya Gazeta (dal giugno 1999 al 2006), è diventata celebre indagando e raccontando gli abusi dei diritti umani e le torture, soprattutto dalla Cecenia.Ha scritto diversi libri sulla guerra di Cecenia, sulla vita in Russia e sul regime del presidente Putin, inclusa una ricerca sulla seconda guerra in Cecenia. Il suo libro più recente è “Putin’s Russia: Life in a failing democracy”, nel quale ha anche accusato i servizi segreti russi di sopprimere le libertà civili per ristabilire una dittatura di stampo sovietico, ma ammettendo che “siamo noi i responsabili della politica di Putin”. 

Fuori dai confini russi è stata acclamata in tutto il mondo, ricevendo numerosi premi per il suo lavoro in Cecenia. Di se stessa disse di non essere un magistrato che indaga, ma solamente qualcuno che descrive la vita dei cittadini per coloro che non la possono vedere, dato che le ideologie corrompono spesso, se non sempre, le immagini che ci vengono mostrate in televisione o ciò che leggiamo nei giornali. 

E’ stata spesso oggetto di minacce, molestie, arresti e persino di una finta esecuzione da parte dell’esercito russo in Cecenia nel 2001, ed è sopravvissuta ad un tentativo di avvelenamento. Il 7 ottobre 2006 è stata assassinata nell’ascensore del suo appartamento nel centro di Mosca. Prima di essere sepolta più di 1000 persone le hanno reso omaggio. 

Una morte che ha suscitato una diffusa reazione internazionale. I familiari e gli amici di Anna Politkovskaya hanno spesso accusato le autorità russe di non aver fatto nulla per prevenirne l’omicidio e di essere in qualche modo coinvolte.I responsabili non sono mai stati trovati, anche se l’arresto di dieci sospettati nell’agosto del 2007 sta ad indicare un progresso nelle indagini.Gli osservatori internazionali sui diritti umani hanno espresso la loro preoccupazione per la mancanza di trasparenza e per il trapelare di informazioni contraddittorie, che hanno rischiato di mettere a repentaglio il procedimento legale. 

Un anno dopo il suo brutale omicidio, Anna Politkovskaya è stata commemorata sia a Mosca che all’estero. Nella capitale russa oltre mille persone si sono riunite per la Marcia dei dissidenti. Un cartello commemorativo è stato affisso al muro della casa dove viveva. Dal 1993 circa 300 giornalisti hanno perso la vita in Russia, una delle nazioni più pericolose al mondo per questo lavoro. Solo una piccola percentuale di casi è però stata risolta.

La riassegnazione dei seggi

E’ stato facile trovare una posizione comune fra gli eurodeputati sulla questione del numero di seggi assegnati ad ogni stato membro.

 Durante la conferenza stampa Alain Lamassoure, del gruppo del partito popolare europeo e dei democratici cristiani (PPE-DE), ha detto che “considerate le scadenze, non è stato facile trovare un sistema definitivo”.“E’ un primo passo” ha aggiunto “verso una proporzionalità decrescente, e sicuramente è l’unica soluzione che può essere accettata da tutti i membri per il 2009. E’ però probabile che dovremo lavorarci ancora, considerando i cambiamenti demografici e i nuovi allargamenti”. 

Resta però il dubbio della maggioranza nella sessione plenaria. 

Adrian Severin, gruppo socialista (PSE), si è detto fiducioso.

“Spero che riusciremo a raggiungere una maggioranza travolgente nella sessione plenaria, che renda chiaro il messaggio politico del Parlamento, dimostrando che i deputati sono in grado di andare oltre la propria soggettività nazionale e l’opportunismo elettorale, in modo da poter prendere decisioni fondamentali, che possano aumentare la legittimità del Parlamento e rafforzare il rapporto fra piccoli medi e grandi Stati membri”.

Presidente Pöttering: Dichiarazione ufficiale contro la pena di morte

Oggi, 10 ottobre, è la giornata mondiale ed europea contro la pena di morte. Il Presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Pöttering aprirà la sessione a Bruxelles riaffermando l’opposizione del Parlamento alle esecuzioni capitali in tutto il mondo.
All’evento saranno presenti le cinque infermiere bulgare e il dottore palestinese accusati di aver contagiato con il virus dell’Hiv centinaia di bambini in Libia. In un primo tempo i sei erano stati condannati a morte e tenuti per oltre otto anni in una prigione libica. 
Il Parlamento europeo aveva chiesto a più riprese un processo equo, e si era opposto ripetutamente alla loro condanna a morte.

Premio Lux accessibile a tutti

La proiezione del film “L’enfant” dei fratelli Dardenne, vincitori della Palma d’Oro nel 2005, che sarà trasmessa mercoledì 10 ottobre al Parlamento europeo, porta con sé due messaggi importanti: innanzitutto vuole ricordare ai produttori, alle sale cinematografiche e al pubblico che i film possono essere adattati alle persone non vedenti e che l’accesso a questa forma d’arte deve essere allargato.
 
In secondo luogo, si vuole ricordare che le versioni originali del film vincitore del Premio Lux verranno non solo sottotitolate in tutte le 23 lingue ufficiali dell’Unione europea ma anche adattate alle necessità delle persone con problemi di udito o non udenti.

Il Guru Satguru Baba: “Le culture dovrebbero prosperare insieme”

Il 26 settembre il leader spirituale indiano Satguru Baba Jardev Ji ha fatto visita al Parlamento europeo, nell’ambito dell’anno europeo per il dialogo fra le culture. La guida spirituale indiana, invitata dalla delegazione parlamentare per le relazioni con l’India, si è intrattenuta con il Presidente dell’Europarlamento Hans-Gert Pöttering. Satguru Baba Jardev Ji è a capo della missione ‘Sant Nirankari’, movimento spirituale dedicato al benessere dell’umanità.

La missione, che conta su oltre 2.000 centri sparsi per tutti il mondo, e diversi milioni di seguaci, incoraggia l’idea di una “fratellanza universale”.
 
Un esempio da seguire
 
Dopo l’incontro, il presidente Pöttering ha dichiarato che questo genere di iniziative possono risultare fondamentali per la società. “I leader religiosi che si dedicano alla convivenza pacifica e tollerante possono dare un contributo enorme alla nostra civiltà e società – ha detto – e l’apporto di Satguru Baba Ji al dialogo fra religioni nel sud dell’Asia ha tutto il mio appoggio”.
 
“Il suo metodo di far dialogare i differenti leader religiosi al fine di promuovere i valori umani – continua il presidente – è un esempio da seguire anche in Europa”. Durante la sessione plenaria a Strasburgo abbiamo discusso con Satguru Baba Ji di cultura, spiritualità e coesistenza pacifica di popoli e culture.

Incontro fra politica e religione

Ma qual è l’importanza, lo scopo di questi incontri fra leader politici e religiosi? Satguru Baba Ji ci ha raccontato il suo incontro con il presidente Pöttering. “Abbiamo parlato dei principi e dei valori della missione Nirankari per stabilire una fratellanza universale. Noi ci concentriamo sugli esseri umani, siano essi in Europa o in India, e vogliamo promuovere la consapevolezza di una coesistenza pacifica dell’umanità”.
 
“I politici sono a capo di governi ed istituzioni e giocano un ruolo molto importante”, ha aggiunto. “Devono amministrare gli affari dei propri paesi, ma devono farlo con un tocco umano. Con il presidente Pöttering abbiamo poi parlato del lato spirituale della politica e di come portare armonia fra gli esseri umani”.
 
…e fra le culture
 
Il leader ci ha spiegato meglio il suo pensiero: “Nella missione creiamo i presupposti per l’incontro fra svariate culture, come ad esempio quella hindu, cristiana, musulmana o sikh. Si parlano oltre 17 lingue e 83 dialetti. Anche in Europa avete 23 lingue ufficiali utilizzate al Parlamento. Ma la cosa di cui abbiamo bisogno e l’unità nella diversità”, proprio come recita il motto dell’Ue. “Quando culture differenti si incontrano, dovrebbero prosperare insieme”.
 
Satguru Baba Jardev Ji parla poi della crisi di spiritualità che colpisce l’Europa: “Si dice che potrebbe complicare il cammino verso una pacifica società multiculturale”. Satguru Baba Ji si è dimostrato preoccupato: “Questo rende le cose sicuramente più difficili, l’aspetto materialistico della vita sta pesando sempre più, si va sempre meno in chiesa. Ma il vero senso della religione deve essere inteso come religione dell’umanità: amore e compassione verso il prossimo sono gli ingredienti principali”.
 
La centralità della cultura
 
Nell’Unione europea si parla spesso di cultura e dell’importanza di continuare ad apprendere nuove cose per tutta la vita. Satguru Baba Ji ci ha parlato anche di questo. “Imparare e accrescere la propria cultura – ha detto – è un percorso che non ha mai fine. Per il bene dell’uomo dovrebbe andare avanti fino all’ultimo respiro”.
 
“Il popolo europeo dovrebbe essere aperto, di cuore e di vedute. Questa è stata la base dello sviluppo del vecchio continente nei secoli passati. Sebbene l’Europa sia composta da parecchi Stati, essi hanno saputo unirsi e creare un Parlamento europeo. Siamo una famiglia – ha concluso – e come tutte le famiglie si può litigare, discutere, ma si resta sempre una famiglia. E’ questa la strada che dobbiamo seguire”.

http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/037-10917-232-08-34-906-20070927STO10904-2007-20-08-2007/default_it.htm

 

Relazioni Ue-Turchia: il parere dell’eurodeputata Oomen-Ruijten

Il 7 novembre la Commissione europea pubblicherà il rapporto annuale sui progressi della Turchia in vista dell’adesione all’Unione europea. Due settimane prima il Parlamento europeo si pronuncerà votando una risoluzione affidata all’eurodeputata olandese Ria Oomen-Ruijten, del gruppo del partito popolare europeo e dei democratici europei (PPE-DE). L’eurodeputata ci parla del futuro delle relazioni fra Unione europea e Turchia e del possibile ingresso nella famiglia europea.
La Turchia, forte dello status di candidato ufficiale all’Ue, è in fase di negoziati con la Commissione europea per verificare i progressi riguardanti le condizioni richieste per l’ingresso nell’Ue. A dire l’ultima parola sarà poi il Parlamento europeo, che dovrà sancire un eventuale accordo. 
In ogni modo, la recente conferma del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan e l’elezione del nuovo presidente Abdullah Gül, pur contro il parere dell’esercito, rappresentano due segnali positivi della maturità della democrazia turca.
 
Cosa chiede il Parlamento
Al momento la Commissione è impegnata a valutare diversi aspetti del sistema turco:  il ruolo dell’esercito, la questione di Cipro, il sistema giudiziario, il rispetto dei diritti e delle libertà umane e delle donne, e la protezione di minoranze etniche e religiose. Un’attenzione speciale viene inoltre rivolta all’auspicata introduzione di una politica a tolleranza zero sulle torture.
“Il voto del Parlamento anticiperà la pubblicazione della Commissione – esordisce la Oomen-Ruijten – e dunque non reagiremo alle valutazioni sui progressi della Turchia ma segnaleremo quegli aspetti che secondo noi dovranno essere presi in dovuta considerazione”.
Il Parlamento vorrebbe inoltre estendere la portata della relazione, come ci spiega la deputata olandese, insistendo “sulla necessità di coesione sociale e chiedendo maggiori informazioni sul livello del dialogo della società civile nei due blocchi, e soprattutto sullo sviluppo sociale ed economico del sud-est del paese”.
 
Le chance della Turchia
“Lo scopo del rapporto – continua la Oomen-Ruijten – è quello di individuare i punti forti e quelli deboli della Turchia. L’anno scorso abbiamo notato dei rallentamenti nel processo di riforme, ma sono fiduciosa che il nuovo governo, forte di un mandato sicuro e di un ampio consenso popolare, riprenderà presto la sua marcia. D’altro canto – osserva l’eurodeputata – hanno già dichiarato di essere impegnati nelle riforme, e credo e che questo rappresenti un segnale positivo”.
 
Un futuro ancora lontano
Il processo di ammissione della Turchia all’Ue è ufficialmente iniziato nel 2005, ma è ancora presto per capire come andrà a finire. Ria Oomen-Ruijten ci spiega il perchè. “Tutti gli Stati membri dovranno ratificare il risultato delle negoziazioni, che dovrà poi essere sottoscritto dal Parlamento turco e da quelli di tutti gli altri Stati membri. Comunque vada, il Parlamento europeo dovrà accordare il suo consenso, e ricevere dunque l’approvazione popolare. E’ un processo indefinibile – conclude – e non sappiamo quanto ci vorrà”.

http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/030-10914-267-09-39-903-20070927STO10901-2007-24-09-2007/default_it.htm

Premio Lux 2007: Il Parlamento premia il cinema europeo

A 80 anni dalla nascita del primo lungometraggio sonoro, la cosiddetta “settima arte” è ormai diventata la più importante al mondo. Il Parlamento europeo celebra questo appuntamento con il Premio Lux, un omaggio al cinema moderno. Degli oltre 800 film usciti nelle sale fra il 1 maggio 2006 e il 1 giugno 2007, 3 sono i finalisti fra i quali gli eurodeputati sceglieranno il vincitore il 24 ottobre.
Il vicepresidente del Parlamento europeo Gérard Onesta, del gruppo verde (Verdi/ALE), descrive così l’idea alla base del premio: “L’Europa è un progetto culturale, e il Parlamento vuole giocare un ruolo essenziale in questo contesto”.

Un aiuto a superare le barriere
Il problema principale del cinema europeo è individuabile nella frammentazione imposta dai vari mercati nazionali e dalle barriere linguistiche. Da queste premesse nasce l’obiettivo del Premio Lux 2007: avvicinare l’Europa e i suoi cittadini, attraverso questo affascinante mezzo che è il cinema, dando una maggiore visibilità ai film dell’Unione europea. “Vogliamo un continente intimo – spiega Onesta – vicino ai propri cittadini. Gli Stati Uniti l’hanno capito da un secolo, grazie a Hollywood. Noi invece ci siamo sempre arenati davanti al problema linguistico”.

Una torre di Babele della diversità culturale
Sono tre le categorie in cui sono inquadrati i film: l’universalità dei valori europei, la diversità culturale e l’integrazione. Al vincitore verrà conferitoo un aiuto economico per l’inserimento di sottotitoli in tutte le 23 lingue ufficiali dell’Ue. Il film sarà inoltre adattato alle necessità delle persone con disabilità. Il riconoscimento di questa prima edizione raffigura una torre di Babele, simbolo come il Parlamento europeo di diversità linguistica e culturale. “Dal momento che la torre di Babele è caduta – spiega Onesta – la vogliamo idealmente ricostruire per contribuire al rispetto della diversità e delle culture”.

I film in gara
Tre sono i film in gara in questa prima edizione: Il film turco- tedesco “Auf der anderen Seite”, di Faith Akin; il film romeno “4 luni, 3 septamini si 2 zile”, di Cristian Mungiu, e il film franco-portoghese, omaggio a Bunuel, “Belle toujorus”, di Manuel de Oliveira. Le proiezioni saranno aperte a tutti. Fra gli eurodeputati, solo coloro che avranno visto tutti e tre i film avranno diritto di voto. Il premio verrà consegnato il 24 ottobre durante la sessione plenaria dal Presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Pöttering.

Altri eventi
Il 9 ottobre verrà inoltre proiettato un film adattato a non vedenti, selezionato dagli esperti del gruppo “Un autre regard”. Il 16 e 18 ottobre si terrà un laboratorio sulla diversità culturale e il dialogo fra le culture.

http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/037-10912-274-10-40-906-20070927STO10896-2007-01-10-2007/default_it.htm